Biden: "Fronteggeremo Russia e Cina, aumenteremo il numero dei rifugiati"

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"L'America è tornata": inizia così il primo discorso di politica estera per il presidente statunitense, che rivolge anche un appello in favore di Navalny

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"L'America è tornata": inizia così il messaggio di Joe Biden al mondo, in coincidenza del suo primo discorso di politica estera e della prima visita al Dipartimento di Stato.

Tanti gli argomenti toccati dal 46esimo presidente statunitense, tra cui poco velate intimazioni a Russia e Cina e le sfide globali del clima e della pandemia.

I buoni propositi

"L'America è tornata - dice - la diplomazia è tornata al centro della nostra politica estera: come ho detto nel mio discorso inaugurale, ripareremo le nostre alleanze e ci impegneremo ancora una volta con il mondo non per affrontare le sfide di ieri, ma quelle di oggi e di domani.

Dobbiamo affrontare questo nuovo momento di crescenti sfide, dalla pandemia alla crisi climatica e alla proliferazione nucleare, che possono essere risolte dalle Nazioni solo lavorando insieme per la causa comune". 

Russia e Cina "avvisate"

"Dobbiamo fronteggiare le crescenti ambizioni della Cina e la determinazione della Russia di danneggiare la democrazia - ribadisce il 78enne presidente - non subiremo più le azioni ostili della Russia".

Proprio a quest'ultima "rivale" è dedicato un pensiero supplementare, in difesa dell'oppositore Alexey Navalny, il quale "dovrebbe essere rilasciato immediatamente e senza condizioni".

Belligeranza relativa

Biden ha anche parlato della necessità di interrompere la guerra in Yemen: "Questa guerra deve finire e, per sottolineare il nostro impegno, stiamo mettendo fine a tutto il supporto americano alle operazioni offensive sulla guerra in Yemen, compresa la vendita di armi".

Biden ha annunciato che interromperà i piani di ritiro delle truppe dalle basi americane in Germania, ridistribuendo circa 9500 unità.

Rifugiati in aumento

Inoltre, in previsione la firma di un ordine esecutivo che innalzerà a 125.000 il numero dei rifugiati accolti negli Stati Uniti, a fronte dei 15.000 mila previsti per quest'anno.

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I primi frutti

Primo risultato ottenuto da Biden in politica estera: il Ministero degli Esteri russo ha annunciato che è entrata in vigore l'estensione del Trattato di riduzione delle armi strategiche (START).

Il trattato rimarrà in vigore "esattamente come era stato firmato, senza modifiche o aggiunte" per cinque anni, sino al 5 febbraio 2026.

Mosca ha sottolineato che sarebbero necessari "passi significativi" per riportare il dialogo bilaterale Russia-USA sul controllo degli armamenti "su una traiettoria più stabile, raggiungere nuovi risultati sostanziali" che rafforzerebbero la stabilità strategica globale.

Per Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato americano, "l'estensione del nuovo trattato START per cinque anni garantisce che ci siano limiti verificabili su missili balistici intercontinentali russi e bombardieri pesanti fino a febbraio 2026, evitando armi nucleari potenzialmente non vincolate dal trattato".

Quest'ultimo è stato originariamente firmato nel 2010 dai presidenti Barack Obama e Dmitry Medvedev.

La sua successiva ratifica faceva parte di una serie di impegni tra i due ex avversari della Guerra Fredda: da allora, l'amministrazione Trump si è ritirata da altri due accordi simili, come parte di un ampio ritiro dagli accordi internazionali.

Entrambe le parti, tuttavia, la scorsa settimana hanno annunciato piani per estendere l'accordo stesso, anche se l'amministrazione Biden ha intensificato le critiche alla Russia su diverse questioni, tra cui il suo coinvolgimento in una massiccia operazione di pirateria informatica ai danni delle agenzie statunitensi.

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