Mario Draghi, l'uomo delle imprese impossibili

L'uomo che ora ha il compito di salvare, diciamo così, l'Italia era soprannominato "SuperMario" ben prima di diventare il presidente della Banca Centrale Europea, nel novembre 2011.
Ma, da allora, mai soprannome fu più azzeccato.
Un po' per il suo carattere di ferro (rimase orfano di entrambi i genitori a 15 anni e decise di onorarne la memoria mettendosi sotto seriamente con gli studi) e un po' per i risultati - tanti - ottenuti in tutti i prestigiosi incarichi svolti.
"Whatever it takes"
"SuperMario" lo è anche, e soprattutto, perchè Mario Draghi è considerato come "il Salvatore dell’euro" dalla grande crisi del debito sovrano, che a partire dal 2010 mise a rischio la moneta unica europea, probabilmente cambiando la storia dell'intera Europa.
In quel periodo di bufera, il 25 luglio 2012, all'UKTI Global Investment Conference di Londra, Draghi pronunciò il celebre discorso:
"Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough".
Gli anni al ministero del Tesoro e alla Banca d'Italia
Quella celebre frase ha cambiato le carte in tavola.
Ma non è stata la prima volta che Draghi ha salvato una situazione ai limiti dell'impossibile.
Ecco perchè è definito anche "l'uomo delle imprese impossibili".
Nei primi anni '90, come Direttore generale del ministero del Tesoro, ha navigato nella crisi del meccanismo di cambio europeo, ha salvato Roma da un probabile default e ha guidato un vasto programma di privatizzazionI: tutto questo mentre lo scandalo di "Mani Pulite" spazzava via un'intera generazione di politici.
Ha ricoperto l'incarico di Direttore generale del ministero del Tesoro per dieci anni, con nove governi diversi, sia di destra che di sinistra, poi ha passato quasi sei anni, intensi, da Governatore di Bankitalia.
L'uomo giusto per la "tempesta perfetta"?
74 anni da compiere il prossimo 3 settembre, schivo e lontano anni luce dai salotti romani della politica, Draghi era praticamente sparito dai radar del grande pubblico da quando aveva concluso il suo mandato alla BCE, nell'ottobre 2019, ma il suo nome circolava nell'ambiente da mesi, se non da anni, come possibile premier o - un giorno, chissà - Presidente della Repubblica.
Fino a quando le turbolenze politiche tipicamente italiche si sono mischiate con l'emergenza sanitaria e economica, per formare una "tempesta perfetta".
Richiedendo la "discesa in campo" - definizione cara all'amico Silvio Berlusconi, che a lungo lo sponsorizzò alla guida della BCE - proprio di Mario Draghi.
Dall'altra parte della barricata
Dopo aver avuto a che fare con tanti governi, italiani e europei, ora Draghi passa dall'altra parte della barricata, alla guida - lui stesso: chi l'avrebbe detto? - di un governo.
Del governo italiano "del Presidente", una sorta di governo di salvezza nazionale.
Proverà anche stavolta a realizzare un'impresa che, se non impossibile, si presenta quanto mai complicata.