La pandemia ha frenato le esportazioni del metallo, compromettendo il lavoro di migliaia di persone, che ogni giorno rischiano la propria vita
Mentre la pandemia si sta abbattendo sul commercio internazionale, l'effetto a catena si fa sentire ai quattro angoli del globo.
Siamo in Albania orientale, dove i minatori di cromo faticano ad arrivare a fine mese perché, a causa del calo degli export in Cina, vedono il loro mercato ridursi drasticamente. "Quando la Cina ha problemi, Bulqize è l'unico posto in Albania ad essere direttamente colpito, a causa della mancanza di domanda di cromo", spiega il responsabile della logistica del terminal est, Henri Kurti.
Le esportazioni del metallo grigio-blu sono scese da 590.000 tonnellate nel 2016 a 200.000 quest'anno, secondo la dogana albanese.
Nella regione montuosa che ospita le miniere di cromite, una delle zone più povere dell'Albania, sono in gioco i mezzi di sussistenza di migliaia di persone.
"La pandemia ha colpito duramente le nostre vite, ma c'è di più: il mercato del cromo è in crisi e se la miniera chiude non saremo più in grado di sfamare le nostre famiglie", racconta un minatore.
Scendono a 1000 metri sottoterra, per soli 300 euro al mese. Con lo spettro della disoccupazione sempre sulle loro spalle. E rischiando la vita, come dice un'operaia: "Anche mio marito e mio figlio lavorano nelle miniere e ogni volta che ci vanno prego Dio che ne escano sani e salvi. E' un lavoro pericoloso, molto pericoloso".
Solo a ottobre, un'esplosione di gas ha causato la morte di tre minatori, tra cui un padre che aveva recentemente perso il fratello, a causa di un incidente simile e una madre, morta quando un blocco di minerale di cromite è crollato, seppellendola viva.
Al momento quasi un terzo dei 2.660 minatori è senza lavoro. Solo 20 delle 130 imprese continuano ad estrarre, perché i prezzi in calo non coprono più i costi di produzione. E la luce fuori dal tunnel ancora non si vede.