"Basta con intimidazioni e arresti arbitrari". L'Europa alza la voce con Lukashenko

"Inaccettabile la scomparsa di Maria Kolesnikova. Minsk la smetta con le intimidazioni". La diplomazia europea batte i pugni sul tavolo ed esorta a più voci il presidente bielorusso Lukashenko a fare chiarezza sulle sorti della leader dell'opposizione, di cui non si hanno più notizie dalla mattina di lunedì. L'Alto rappresentante per politica estera UE Josepp Borrell parla di arresti arbitrari e politici, intimando alle autorità il rispetto di leggi e obblighi internazionali.
"Il ritorno a casa di Maria Kolesnikova sia una priorità per il regime di Lukashenko", esorta il Ministro regli esteri britannico Raab, che fa poi eco al tedesco Heiko Maas, nell'invocare la liberazione di tutti i prigionieri politici.
Il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius ha detto che i rapporti mostrano che "la leadership uscente sta cercando cinicamente di eliminare [gli oppositori] uno ad uno".
"Il rapimento di M. Kalesnikova nel centro di #Minsk è una vergogna. I metodi stalinisti della NKVD vengono applicati nell'Europa del XXI secolo. Deve essere rilasciata immediatamente", ha twittato Linkevicius.
Kolesnikova aveva anche gestito la campagna elettorale di Viktor Babariko, candidato arrestato prima delle elezioni presidenziali, prima di unirsi a Svetlana Tikhanovskaïa, il principale volto dell'opposizione.
Testimoni: "Maria caricata di forza su un minibus". Le autorità smentiscono
Maria Kolesnikova, una delle leader dell'opposizione bielorussa, sarebbe stata caricata a bordo di un minibus con la scritta "comunicazione" da persone non identificate mascherate e portata via in una direzione sconosciuta. Lo fa sapere al portale Tut.by una testimone oculare.
"Il telefono di Kolesnikova è disponibile, ma non risponde al telefono", scrive Tut.by. "Il portavoce del Consiglio di coordinamento dell'Opposizione, Anton Rodnenkov, ha detto che Maria era sola nel centro della città per affari". Insieme alle sue si sono perse le tracce di altri due esponenti del Consiglio di coordinamento, l'organismo istituito dall'opposizione per cercare un dialogo con il leader Alexander Lukashenko su una possibile transizione al potere, dopo la sua contestata conferma alle elezioni presidenziali del 9 agosto.
Il "Consiglio di coordinamento" già nel mirino delle autorità
All'indomani della quinta, imponente, domenica di mobilitazione contro l'inamovibile presidentissimo bielorusso, Ministero degli interni e polizia negano qualsiasi coinvolgimento nella scomparsa di Kolesnikova e dei suoi due colleghi. Il Consiglio di coordinamento era però già stato oggetto di pressioni e intimidazioni. La scorsa settimana, due dei suoi membri erano stati condannati a dieci giorni di reclusione, per aver partecipato a "manifestazioni non autorizzate".
Gleb German, ufficio stampa del candidato d'opposizione Viktor Babariko, di cui la Kolesnikova gestisce il quartier generale, ha confermato a Euronews che la donna non è più raggiungibile dalle 10 di lunedì mattina. "La cosa più importante ora è stabilire un collegamento con Maria, Ivan e Anton per capire che stanno bene e perché sono stati trattenuti", ha aggiunto.
L'opposizione non molla: quinta domenica di proteste contro Lukashenko
Poche ore prima Kolesnikova era in testa al corteo di migliaia di persone che ha sfilato per la quinta domenica consecutiva per dire basta al quasi trentennale regno di Lukashenko e contestare i risultati delle recenti presidenziali.
Un'ondata di proteste, dal suo rifugio lituano, alimentata proprio dalla candidata "ufficialmente" sconfitta al voto del 9 agosto, Svetlana Tikhanovskaïa. Da lei un invito a non allentare la pressione e a restare uniti, che la piazza sembra avere raccolto, continuando a riempire le strade.
Scambio di cortesie con Mosca. Lukashenko cerca una sponda nel Cremlino
Messo all'angolo da una mobilitazione senza precedenti, il potere sfodera il pugno di ferro: arresti, agenti in tenuta anti-sommossa e blindati a ogni angolo, per schiacciare quelli che Lukashenko ha definito "dei ratti". Al potere da 26 anni, ma in difficoltà per le contestazioni senza precedenti, il padre padrone del Paese cerca intanto sempre di più una sponda in Mosca. Dalla Russia di Putin, che a Lukashenko ha già promesso l'invio di rinforzi qualora la situazione degenerasse, è arrivato negli scorsi giorni il primo ministro Mikhail Misustin. Cortesia diplomatica che il contestato presidente bielorusso ripagherà presto, con una visita al Cremlino.