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Tutte le carte segrete di Dalla Chiesa

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euronews Diritti d'autore Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
Diritti d'autore Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
Di Paolo Alberto Valenti
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A 38 anni esatti dall'omicidio del Generale Dalla Chiesa, della moglie e dell'unico agente di scorta a Palermo, restano profondi dubbi sui mandanti dell'operazione di mafia

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Alle 21:15 di venerdì 3 settembre 1982 a Palermo, il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro vengono freddati a colpi di kalashnikov, insieme all'unico agente di scorta Domenico Russo. Il Generale Dalla Chiesa che aveva combattuto efficacemente il terrorismo è sacrificato sull'altare della mafia. "Penso che mio padre una morte dignitosa non l'ha avuta, l'hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico in macchina. Sono convinta che se avesse avuto ancora accanto i suoi carabinieri del nucleo creato da lui, uomini non collusi, non sarebbe successo quello che è successo. Penso si sarebbe salvato. Erano persone fidate, erano uomini che non lo avrebbero perso d'occhio". Ha dichiarato la figlia del Generale Rita Dalla Chiesa. Parole che restano come un macigno sull'intera vicenda che sfugge alla storia di un solo servitore dello Stato.

Perquisizioni e trafugamenti sospetti

Dubbi e veri e propri misteri su tante morti nell'Italia di quegli anni sono in tanti a nutrirli come il corrispondente di The Times a Roma Philip Willan, noto per le sue inchieste e i suoi libri sul terrorismo. "Dalla Chiesa era a conoscenza di segreti molto delicati del periodo della guerra fredda in Italia, della lotta al terrorismo e anche la mafia è rientrata in quella vicenda di patti di sicurezza nazionale, di guerra al comunismo - ha detto Willan a Euronews - Penso che molto facilmente dei sicari della mafia possono averlo eliminato per conto di altri interessi come conseguenza di altre storie. Mi ha molto colpito un fatto rivelato da familiari del generale che nel momento in cui lui viene ucciso a Palermo si va direttamente alla sua villa per prelevare dei documenti dalla sua cassaforte; nello stesso tempo avviene una intrusione nella villa di famiglia nel continente (in Italia) una operazione coordinata sempre per cercare dei documenti; quindi sembrerebbe che ci sia stata una operazione estremamente complessa e organizzata da forze molto informate ed efficienti, magari al di là delle capacità di cosa nostra".

I documenti segreti scomparsi dalla storia

Sono diverse le testimonianze che hanno indicato fascicoli riservati ed altri documenti altamente sensibili finiti in mano a Dalla Chiesa, in prevalenza si parla della carte segrete di Aldo Moro particolarmente compromettenti per Giulio Andreotti. Forse quelle che erano nelle 5 borse che il presidente della Dc aveva con se al al momento del sequestro in via Fani nel marzo del 1978.

I documenti mai ritrovati

Il giornalista Marcello Coppetti molto vicino a Licio Gelli disse che "Dalla Chiesa sapeva da un suo infiltrato che le Br avevano dei documenti compromettenti di Moro carte che Andreotti temeva; Gelli mi disse che il Generale Dalla Chiesa fece sparire la borsa di Moro dal covo dei brigatisti di via Monte Nevoso a Milano prima dell'arrivo dei magistrati per consegnarla ad Andreotti. Sembra inoltre che per vie occulte durante il sequestro Moro alcuni collaboratori del presidente democristiano consegnarono ulteriori documenti alle Brigate Rosse, forse istruzioni relative all'organizzazione segreta Gladio con protocolli segreti della NATO.

La smentita di Curcio

Il brigatista Renato Curcio in una delle sue deposizioni non ha mai avvalorato queste tesi :" Da quello che mi hanno raccontato i compagni protagonisti dei fatti, Nadia Mantovani, Franco Bonisoli, e Lauro Azzolini (arrestati nell'appartamento il 1° ottobre del 1978) erano stati incaricati dalla direzione delle Br di preparare un dossier, da rendere pubblico, contenente le parti più interessanti delle cose dette da Moro. Lavoravano (...) tenendo tutte le carte nel nascondiglio sotto la finestra e tirando fuori quelle che servivano da copiare o riassumere, di volta in volta. Quando ci fu l'irruzione dei carabinieri vennero trovati sul tavolo i documenti che in quel momento erano all'esame. Tutti gli altri fogli rimasero nel nascondiglio. Tutto qui. Non ci risulta nessuna carta mancante. E sostenere che Dalla Chiesa e Pecorelli, che sul sequestro Moro ha scritto solo farneticazioni, siano morti perché in possesso di segreti sull'argomento mi pare pura fantapolitica" (da L'Espresso del 3 giugno del 1993).

Un puzzle con troppi elementi mancanti

L'allora Senatore a vita Giulio Andreotti (il più longevo e astuto dei politici italiani di tutti i tempi) avrebbe poi sempre negato di aver ricevuto in ore notturne il Generale Dalla Chiesa che gli consegnava le carte di Moro ma un altro politico della Dc Franco Evangelisti avrebbe invece ammesso questo appuntamento, sta di fatto che delle carte segrete, forse passate fra le mani di Dalla Chiesa, si sono perse le tracce.

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