Respiratori polmonari partiti dall'Italia per il Messico, bloccati in aeroporto da oltre una settimana per inspiegabili ragioni burocratiche
Appena il tempo di riaprire i confini ed iniziare a dibattere sull'eventualità di una seconda ondata e già si spediscono respiratori in capo al mondo: è il caso della Siare, che fornisce mille respiratori al Messico, ha già spedito il primo lotto che però è bloccato dalla burocrazia nell'aeroporto di Città del Messico.
L'azienda di Valsamoggia, nel bolognese, 35 dipendenti ma unica azienda italiana a produrre i preziosi respiratori per uso ospedaliero, in piena emergenza finì sotto i riflettori per l'accordo raggiunto con il governo, che forniva anche l'assistenza di 25 tecnici dell'esercito, per fornire 2.000 ventilatori polmonari entro fine luglio, al ritmo di 500 al mese.
Poi si è resa necessaria un'accelerazione ulteriore, resa possibile dalla collaborazione con Fca, Ferrari e Lamborghini, che da una parte hanno permesso all'azienda di modificare il sistema di lavoro e dall'altra hanno prodotto un sistema di valvole da inserire nel macchinario.
Macchinari forniti quindi in anticipo al governo italiano, mentre già arrivavano le prenotazioni dall'estero, in particolare da Stati Uniti, Messico e Brasile.
A Città del Messico hanno fatto di tutto per accaparrarsi le apparecchiature il più in fretta possibile, hanno fatto valere la loro priorità su altri Paesi, e questo mentre in Europa la riapertura era ancora complessa anche per gli aeroscali, in particolare per i cargo. E proprio a causa di alcuni rallentamenti dovuti allo spostamento della logistica su Amsterdam il primo carico ha avuto un ritardo di un paio di giorni rispetto alla consegna prevista.
Tanto è bastato perché la nuova dirigente dell'ente che avrebbe dovuto ricevere i respiratori - primo lotto destinato allo Stato di Guerrero (Acapulco, la zona più colpita) - rifiutasse il carico. Si tratta di 100 respiratori, per i quali si era attivata una serie di mediatori, che hanno fatto valere l'urgenza e si sono ora rivolti a funzionari federali, che hanno sollecitato lo sblocco.
Ma da una settimana i macchinari sono fermi in aeroporto.
La curva dei contagi in Messico ha subito un'accelerazione da fine aprile, e con oltre 17.000 morti sta rapidamente scalando le gerarchie mondiali dei Paesi più colpiti.