La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si è scusata con l'Italia ammettendo che molti Paesi all'inizio della pandemia non sono stati presenti quando l'Italia aveva bisogno di aiuto
Excusatio non petita, accusatio manifesta, cioè: chi si scusa si accusa ed è così che l'Europa della Commissione si mette da sola nella conseguente posizione di dover agire per non rendere poi ridicolo il mea culpa pronunciato nei confroni dell'Italia da Ursula Von Der Layen, la presidente della Commissione. Diventa quindi ovvio e facile l'incalzare dell'europarlamentare liberale belga Guy Verhofstadt che spiega: "Penso che lei (Von Der Leyen) abbia giustamente parlato dei doveri che compiono i nostri infermieri, i nostri medici ... ma ... noi politici, facciamo il nostro dovere? Non ne sono così sicuro. Perché ormai sono settimane che stiamo discutendo di un piano Marshall europeo. Le mie domande sono: cosa sta aspettando la Commissione europea !? Perché non può farsi avanti con questo piano europeo di ricostruzione dalla stazza economica di trilioni di euro?"
La reazione del Ministro degli esteri italiano
"La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen oggi si è scusata con l'Italia, ammettendo che molti Paesi all'inizio della pandemia non sono stati presenti quando abbiamo avuto bisogno di aiuto. Le sue parole rappresentano un importante atto di verità, che fa bene all'Europa e alla nostra comunità". Lo scrive Luigi Di Maio su Fb. "Adesso l'Ue abbia il coraggio di difendere e tutelare tutti i popoli. Serve un'Europa più solidale. In corso c'è una delle trattative più importanti della nostra storia. Difendendo l'Italia, difendiamo anche l'integrità dell'Unione".
La posta in gioco
La posta in gioco per l'Europa è alta: da una parte c'è la mancanza di solidarietà di un'Unione europea che stava perdendo consensi in tutto il continente, dall'altra c'è il coraggio delle scelte storiche con azioni ormai ineludibili verso una solidarietà che non potrà più essere solo di facciata.