"Non allentare la tensione" ripetono però diversi virologi. "Una mortalità del 3% non va sottovalutata"
Infezioni in aumento, interi paesi in quarantena, scorte alimentari prese d'assalto nei supermercati: dal fine settimana appena trascorso, il panico da Coronavirus incombe sull'Italia, come un sogno surreale e vagamente reminiscente delle serie Tv distopiche che spopolano sulle piattaforme di streaming.
E se l'Italia, con oltre 200 contagi, pare ormai in preda al panico, i vicini non sono da meno: domenica, l'Austria ha bloccato la circolazione ferroviaria in entrata e in uscita sul brennero, mentre in Francua, questo lunedì, un autobus proveniente da Milano è stato fermato alla stazione di Perrache, a Lione.
Ma questo sacro terrore ha ragione di esistere nei confronti di un virus che - come parecchi virologi e immunologi conrtinuano a sottolieare - è infinitamente meno diffuso e letale dell'influenza stagionale`?
Secondo l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità - che pure in Italia ha inviato una missione di supporto alle autorità italiane - l'allarme non ¨è tale da giustificare panico e psicosi.
La frenata dell'Oms
L'organizzazione aveva cercato di calmare gli animi già la settimana scorsa, nonostante i contagi si andassero moltiplicando anche fuori dalla città cinese di Wuhan, epicentro dell'epidemia.
"La maggior parte dei pazienti - ha spiegato Michael Ryan, capo del programma di risposta alle emergenze - contrae una forma molto lieve del virus e tutto finisce in un paio di giorni. E questa è un'ottima notizia per i giovani e i giovani adulti. Ma c'è anche un numero significativo di persone, ben il 20% dei pazienti, che si ammala in modo molto grave".
Non allentare la tensione
D'altro parere, al momento, sembrerebbe il celebre virologo italiano Roberto Burioni.
"Se una malattia ha il 3% di mortalità ed è molto diffusa, può diventare una catastrofe" ha detto venerdì ai microfoni di "Genetica oggi" su Radio Cusano Campus. "La Spagnola nel 1918 ebbe il 2% di mortalità. Ai seimila casi diagnosticati bisognerebbe aggiungere come minimo uno zero. Non abbiamo farmaci, non abbiamo vaccini".
"Spero di sbagliarmi - ha aggiunto - ma non credo che il vaccino possa essere pronto entro un anno o comunque molti mesi. Ho la sensazione che questa epidemia dovremo affrontarla con quello che abbiamo. Non abbiamo farmaci, non abbiamo vaccini ma abbiamo la possibilità di fare diagnosi e noi in Europa dobbiamo mettere tutto il nostro impegno nell'ostacolare la diffusione" aveva detto il medico, diverse ore prima che due focolai cominciassero a gonfiarsi tra Veneto e Lombardia