Al centro del vertice un possibile accordo di libero scambio tra i tre giganti asiatici
Così vicini geograficamente, così lontani culturalmente, così interessati economicamente. Parliamo di tre giganti asiatici: Cina, Corea del Sud e Giappone i cui leader si sono ritrovati questo martedì a Chengdu in Cina per un trilaterale.
I tre discutono della minaccia nucleare nordcoreana, e di costituire un'area di libero scambio tra i loro Paesi. Rispetto al primo punto scontata la risoluzione finale: Pyongyang, che sventola la minaccia nucleare se non arriva presto un alleggerimento delle sanzioni, deve astenersi da tali intimidazioni, tuona la triplice. Ma è l'area di libero scambio tra Cina, Giappone e Corea del Sud la questione principe.
Il progetto è in caldo da lustri ma è di difficile gestazione. I tre insieme creerebbero un gigante economico di dimensioni mostruose. Già ora, fatta la somma, si intitolano il 24 % del commercio mondiale.
Il presidente del vertice, il premier cinese Li Keqiang, ci ha tenuto ad affermare in apertura dei lavori l'importanza di un accordo di libero scambio tra i tre paesi. Ha giocato la parte del facilitatore visto il picco in basso dei rapporti tra Corea del Sud e Giappone.
La causa? In primis gli strascichi della storia, con la Corea del sud che ritiene che il Giappone non abbia risarcito abbastanza per i danni della seconda guerra mondiale, poi recenti dispute commerciali: Monn Jae In e il primo ministro giapponese Shinzo Abe, non si incontravano da 15 mesi e lo scorso anno giudici di Seul hanno addirittura requisito beni a aziende giapponesi colpevoli di aver utilizzato durante la Guerra sudcoreani ai lavori forzati.
Ora Tokyo chiede a Seul di ammorbidire i toni guardando al di là del Pacifico, dove gli stati Uniti fanno politiche protezioniste che chiamano gli asiatici a unirsi per contrastarle.