Francia: attaccano manifesti (di notte) contro la violenza sulle donne

Francia: attaccano manifesti (di notte) contro la violenza sulle donne
Di euronews
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Nottetempo, molte ragazze attaccano manifesti sui muri delle principali città francesi per denunciare la violenza contro le donne

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Lettere che formano frasi scioccanti: di notte, molte ragazze attaccano manifesti sui muri delle principali città francesi per denunciare la violenza contro le donne.

Giovani attiviste, soprattutto studentesse, che vogliono fare la differenza.

"L'obiettivo è quello di informare sui femminicidi - dice Camille - e lo facciamo per onorare tutte le vittime, in modo che le donne che hanno subito una violenza parlino e si sentano supportate".

All'inizio di settembre, il Governo francese ha avviato una consultazione sulla violenza domestica per trovare soluzioni.

 Più di 130 donne sono state uccise in Francia dai loro partner, dall'inizio dell'anno: in pratica, una ogni due giorni.

"È in questo ospedale di Saint-Étienne - dice la giornalista Laurence ALEXANDROWICZ - che il medico legale Michel Debout osserva le ferite e talvolta la morte delle vittime di violenza domestica".

Karine è una paziente di Debout, medico legale ed anche psichiatra: ha subito quattro anni di violenza prima di denunciare, era la fine del 2018, pochi mesi dopo l'ennesima violenza per mano del suo partner.

"Alle 5 del mattino - racconta Karine - mi saltò addosso nella stanza dei bambini, mi tirò i capelli, mi gettò sul tavolino, poi sul divano, strangolandomi: i bambini, specialmente i più grandi, gridarono 'Non uccidere mamma, non uccidere mamma'".

L'idea del Governo francese è quella di far presentare le denunce direttamente presso l'ospedale.

"Non è una buona idea - dice Michel Debout, medico legale e psichiatra - i sono posti specifici, andiamo alla polizia per lamentarci e andiamo in ospedale per essere ascoltati, compresi, accompagnati, andiamo all'associazione per trovare solidarietà: questi tre settori debbono essere rispettati".

Un'altro spunto di riflessione è quello di ottimizzare il percorso nelle stazioni di Polizia, spesso criticato dalle vittime: un miglioramento essenziale, per evitare a volte pessimi risultati, dato che 1/3 delle donne uccise nel 2018 avevano già presentato una denuncia in precedenza.

"In tutte le accademie di Polizia in Francia - afferma Marion TOMEI, Capo della Polizia di Lione - le associazioni di supporto alle vittime, gli specialisti, i medici forensi, le autorità giudiziarie sono coinvolte nella formazione di tutti gli agenti perché ascoltino i bisogni di queste specifiche vittime".

A seconda della minaccia, spesso è necessario agire molto rapidamente per proteggere le donne: in ogni stazione di Polizia, un ufficiale responsabile della violenza domestica lavora a stretto contatto con un assistente sociale.

Nel 2016, il 15% degli omicidi si è verificato nel contesto coniugale: l'87% delle vittime erano donne, il più delle volte perché il loro partner ha rifiutato una rottura.

"I centri di accoglienza delle associazioni hanno registrato un aumento del 20% dei reclami, la violenza non sta aumentando, ma se ne parla liberamente, grazie al fenomeno 'metoo', che ha permesso grandi progressi su questo tema intimo e privato".

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