Juncker: un "errore storico" non allargare la UE a Albania e Macedonia del Nord

Juncker: un "errore storico" non allargare la UE a Albania e Macedonia del Nord
Di Elena CavalloneLillo Montalto Monella
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Dello stesso avviso anche il presidente del Consiglio, Conte.

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Le porte dell'Europa sono chiuse e continuano a esserlo per Albania e Macedonia del Nord. I leader europei a Bruxelles non sono riusciti a sbloccare l'impasse sui Balcani occidentali, dovuto al blocco della Francia sulla possibilità di iniziare i colloqui di adesione dei due paesi all'Unione europea.

Il premier italiano, Giuseppe Conte, si è espresso molto duramente circa la decisione dei 27 di non risolvere la questione. "Questo è un appuntamento con la storia: nel 1400 quei territori caddero sotto l'impero ottomano, all'indomani della seconda guerra mondiale cadono sotto il regime comunista. E' da una vita che vogliono entrare in Europa. Ieri sarà ricordato come un errore storico".

Dello stesso avviso si è detto il presidente della Commissione UE uscente, Juncker: "Si tratta di un errore storico, sono molto deluso dal nostro dibattito sull'allargamento", soprattutto alla luce del fatto che i due paesi avevano adempiuto a tutte le richieste fatte loro per poter essere ammessi nel club dei 28. "La UE dovrebbe mantenere le sue promesse", ha aggiunto l'ex premier lussemburghese.

Duro anche Tusk, presidente del Consiglio europeo: "Non possiamo biasimare la Macedonia del Nord né l'Albania, il rapporto della Commissione dice chiaramente che entrambi gli stati hanno fatto ciò che era stato loro chiesto. Entrambe hanno il diritto di iniziare i negoziati per entrare nella UE da oggi. Chiediamo loro di non desistere, la UE è un'entità complessa. Si tratta solo di una crisi a breve termine, non la fine della storia dell'allargamento".

"I leader Ue non sono stati all'altezza del loro impegno ad aprire i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l'Albania", è una "estrema delusione". Lo scrive su Twitter il commissario Ue all'Allargamento, Johannes Hahn. "Rifiutare di riconoscere i progressi compiuti" dai due Paesi balcanici per allinearsi agli standard Ue, aggiunge, "avrà conseguenze negative, compreso il rischio di destabilizzazione dei Balcani occidentali, con un impatto sull'Ue".

Mercoledì il presidente francese Macron aveva spiegato le ragioni della frenata durante un vertice bilaterale a Tolosa con la cancelliera tedesca.

"Ci sono ancora delle questioni da risolvere con questi paesi. Penso all'immigrazione e altre condizioni imposte dalla Commissione europea. Condivido la visione geopolitica della Cancelliera sull'importanza strategica di questi paesi. Voglio mandare un messaggio positivo a queste persone. Seriamente, dopo tutte le discussioni che abbiamo avuto mi sono convinto che è meglio per questa volta prenderci del tempo per procedere in maniera ordinata".

Della stessa posizione anche Danimarca e Paesi Bassi, ma è probabile che Macron riesca a portare dalla sua parte anche altri Stati membri. 

Per il primo ministro albanese Edi Rama la decisione comporterà anche delle conseguenze per l'Unione europea. "Si tratta di una lotta tra approcci diversi all'Interno dell'UE. Credo che questa decisione comporterà anche delle tensioni interne".

Ad ogni modo la partita è ancora aperta: i leader europei puntano a sbloccare l'impasse entro il vertice di maggio a Zagabria, dedicato proprio ai Balcani occidentali.

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