Malgrado i proclami il presidente brasiliano teme le sanzioni internazionali
La pressione internazionale su Jair Bolsonaro per spingerlo a prendere provvedimenti sugli incendi della foresta amazzonica sta avendo i primi effetti. Il presidente ha deciso di inviare l'esercito nella regione ed ha affermato in diretta televisiva, che "la foresta amazzonica è parte essenziale della storia del Brasile". Bolsonaro deve dare risposte anche a molti cittadini brasiliani che durante il suo discorso hanno protestato in piazza contro la politica ambientale del governo. Ed ora anche i vescovi brasiliani alzano la voce per chiedere lo stop dei roghi e la protezione della foresta. Il puzzo di bruciato arriva a sentirsi a san Paolo che si trova a diverse migliaia di chilometri dai luoghi dell'incendio.
Bolsonaro teme sanzioni e, pur avendo dichiarato che quello dell'Amazzonia è un problema interno al Brasile, l'uomo forte di Brasilia non si può permettere di mettersi contro una parte così cospicua di opinione pubblica a meno di un anno dall'elezione. Come spesso accade la diplomazia ha le mani legate. Il presidente boliviano Evo Morales ha chiesto di convocare l 'Organizzazione del Trattato di cooperazione amazzonica (Otca), ma molti governi dell'area non vogliono partecipare a èun'eventule riunione per non trovarsi a fianco di rappresentanti del Venezuela attorno al cui governo è stato steso un cordone saniario. Il risultato è che l'Amazzoni a continua a bruciare ed il Brasile è per adesso solo a combattere gli incendi.