Processo a una crisi politica

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Di Sergio Cantone
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Processo a una crisi politica. È un po' quello che accade alla Corte suprema di Madrid, con i leader indipendentisti alla sbarra. È come se un procedimento giudiziario diventasse una forma di esorcismo civile contro una fase storica, quella separatista, verso cui la Spagna si rifiuta di guardare

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Si apre il processo ai dodici leader separatisti catalani, con una bordata di eccezioni da parte degli avvocati della difesa contro i giudici della Corte suprema di Madrid, considerati parziali. Critiche anche contro il giudizio, visto come politicamente motivato. Insomma, un processo non sostenuto dalle necessarie basi di indipendenza del potere giudiziario. Così almeno è visto il giudizio dai legali dei catalanisti. Negli ambienti separatisti infatti c'è la convinzione che il potere giudiziario in Spagna agisca a comando del governo centrale, che fa nominare a propria convenienza i giudici delle istanze giudiziarie supreme, fino alla Corte costituzionale.

Sul banco degli imputati

Si parte con gli imputati, il fior fiore del catalanismo militante politico e istituzionale.

In realtà la questione catalana, per quanto ammantata di buone o cattive ragioni politiche, dipende dai punti di vista, si è trasformata in controversia giudiziaria e giuridica. Risultato: il potere giudiziario spagnolo, sostanza dello stato di diritto e della democrazia, nata sulle ceneri del franchismo, ha perso parte della sua credibilità agli occhi di molti cittadini.

Il conflitto si è esteso anche ai settori antagonisti della società del paese iberico, i Repubblicani, che mettono in dubbio la stessa Costituzione, messa a dura prova dalla controversia catalana e dal coinvolgimento diretto della Corona nella sua soluzione.

Ecco perché il presidente del parlamento catalano, Quim Torra, ha detto che "oggi molta gente in Catalogna, e credo anche in altre parti dello stato spagnolo, è addolorata. Proviamo dolore nel vedere queste donne e questi uomini alla sbarra. Ma vediamo anche dignità. Dodici donne e uomini onesti che hanno semplicemente aperto le urne affinché i catalani decidessero del loro futuro".

Il referendum dell'1 di Ottobre 2017

I catalanisti, per sostenere la legalità del referendum sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza dell'1 di Ottobre del 2017 si sono appoggiati fin da subito sul principio di autodeterminazione dei popoli. Ma l'Unione europea ha liquidato questa impostazione, dando piena credibilità allo stato di diritto e alla Costituzione della Spagna.

Persa la sponda europea, i catalanisti si sono trovati isolati, e hanno cercato almeno una mediazione internazionale per legittimare le loro posizioni. Tentantivo respinto da Madrid e organizzazioni multilaterali più di rango.

Le circostanze hanno spinto l'allora presidente catalano Carles Puigdemont a fuggire in Belgio, e oggi l'ex presidente della Generalitat catalana ha sottilmente criticato l'Ue, dichiarando: "voglio chiedere anche alle istituzioni europee perché l'Unione europea è più preoccupata per quello che succede, ad esempio, in Venezuela di quello che sta accadendo a Madrid, oggi. Abbiamo bisogno di sentire la voce dell'Unione europea più forte, soprattutto perché loro difendono i diritti umani e i valori fondamentali nel mondo, perché è il loro dovere"

Una crisi politica si risolve per la via giudiziaria?

La questione catalana ha travolto la società spagnola, dove si sono risvegliate posizioni politiche ultra-nazionaliste, come reazione all'indipendentismo catalano. Vecchi fantasmi che non si vedevano da queste parti da oltre ottant'anni. Ha contribuito ad esempio a dare forza a un partito di estrema destra e neo-franchista come Vox, il cui leader, Santiago Abascal, presente al processo, ha attaccato direttamente i catalanisti:

"Il semplice fatto che oggi, seduto tra il pubblico, e non al banco degli imputati, ci sia il presidente della Generalitata catalana, Quim Torra, è la dimostrazione che il golpe è ancora attivo, in particolare qualche settimana fa ha detto che non si torna indietro, invocando la via slovena all'indeipendenza, che è una via violenta, e quindi cospira pubblicamente per continuare con la rivolta separatista".

Polarizzazioni

La società catalana è spaccata a metà tra separatisti e unionisti. A quasi due anni dal referendum le posizioni non sono cambiate. Politicamente parlando è una impasse. Ma la cristallizzazione degli opposti radicalismi in Catalogna ha contribuito a deteriore i rapporti tra forze politiche e istituzioni, monarchia compresa.

Molti spagnoli parlano di crisi terminale del modello di stato delle autonomie regionali uscito dalla transizione post-franchista e inquadrato dalla costituzione del 1978.

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