L'organizzazione internazionale della polizia criminale chiede che venga rafforzata la sicurezza ai confini, dopo i recenti attacchi del gruppo terroristico somalo in Kenya
Nella guerra del terrore di Al-Shabaab in Kenya sono i civili a pagare il prezzo più caro. L'attacco nel complesso alberghiero di lusso di Nairobi l'ha dimostrato ancora una volta. L'Interpol sta lavorando a stretto contatto con la polizia kenyota per portare avanti le indagini.
"Questo attentato è stato diverso da quello nel Westgate Mall e da quello nell'università di diversi anni fa", spiega Tim Morris, direttore generale dell'Interpol. "Si possono sicuramente riscontrare delle somiglianze e delle influenze di altri attacchi terroristici, come quello avvenuto a Mumbai. Suppongo che sia Al-Shabaab ad adattare e sviluppare le sue strategie nel tempo".
Qualche giorno dopo l'attacco di Nairobi, un raid aereo statunitense ha ucciso decine di combattenti di Al-Shabaab in Somalia. L'Interpol ha fatto sapere che gli sforzi per sconfiggere il terrorismo stanno portando a dei risultati, ma in Africa manca ancora una solida cooperazione tra Stati, in merito alla sicurezza dei confini.
"I terroristi possono ancora compiere attacchi, perché possono sfruttare le falle ai confini. Per questo dobbiamo lavorare con i nostri colleghi in Africa, con l'Europa e con il Nord America, per rafforzare la sicurezza alle frontiere", dichiara Morris. "Negli ultimi tre o quattro anni, molti Paesi hanno iniziato a fornire informazioni all'Intepol relative al terrorismo. Queste informazioni vogliamo che siano a disposizione di chi è in prima linea".
Diverse persone sono già finite in tribunale in Kenya, per l'attacco di Nairobi. L'Interpol ha fatto sapere che si aspetta altre svolte nell'inchiesta. Ma la rete di Al-Shabaab è estesa e la battaglia contro il gruppo basato in Somalia è lontana dall'essere conclusa.