Picco di deforestazione dal 2008; attivisti temono un peggioramento dopo l'elezione di Bolsonaro, apertamente anti-ambientalista
Un anno nero per la foresta amazzonica, il polmone del mondo, miniera di biodiversità.
I dati sulla deforestazione, infatti, sono i peggiori in un decennio e cresce il timore che tutto possa peggiorare con l'elezione del nuovo presidente Jair Bolsonaro, dichiaratamente anti-ambientalista.
Deforestazione per un estensione pari a quasi mille campi di calcio
Tra agosto 2017 e luglio 2018, 7.900 km quadrati di foresta pari a 987.000 campi da calcio sono stati disboscati, secondo i dati preliminari del ministero dell'Ambiente basati sul monitoraggio satellitare; un aumento del 13,7% rispetto all'anno precedente e la più grande area di foresta rimossa dal 2008.
Mai un picco in basso di questo genere era stato raggiunto in 10 anni. Gli Stati del Pará e del Mato Grosso sono quelli dove la deforestazione è stata più feroce; tra le cause l'espandersi delle aree coltivate a soia.
Per il ministro brasiliano dell'Ambiente, Edson Duarte, il fenomeno è da attribuirsi al rafforzamento della criminalità organizzata, che "agisce nel disboscamento illegale dell'Amazzonia distruggendo le ricchezze naturali del Paese"; dopo anni di denunce e battaglie, maturata una maggiore coscienza ambientalista durante gli anni 90, la deforestazione dell'Amazzonia ha iniziato a diminuire per poi però riprendere la sua crescita nel 2013 mettendo a repentaglio il più grande polmone del mondo.