Stati Uniti-Nord Corea, 25 anni di montagne russe diplomatiche

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Di Antonio Michele Storto
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Da decenni - tra provocazioni, escalation e prove di dialogo - il regime nord coreano cercava un incontro diretto con un presidente americano

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L'annuncio è di quelli che segnano la storia: entro il prossimo maggio, dopo un'escalation di provocazioni incrociate che ha più volte fatto temere un conflitto nucleare, il presidente americano Donald Trump potrebbe incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-Un.

Un evento epocale, perché per decenni la Corea del Nord ha cercato di organizzare un meeting con un presidente statunitense in carica: c'erano andati vicini nel 2000, quando la segretaria di stato Madeleine Albright arrivò a Pyongyng per un faccia a faccia con il padre di Kim: la speranza di fare da apripista per l'allora presidente Bill Clinton, però, naufrago' molto presto, con il rifiuto nordcoreano di firmare in anticipo un accordo di di smantellamento missilistico.

I negoziati tra i due paesi - che prevedevano il congelamento delle attività nucleari in cambio di petrolio e aiuti economici - erano già andati deteriorandosi per tutto il decennio precedente, per poi sprofondare del tutto nel 2002, quando il presidente George W Bush - che accusava il regime di aver iniziato un programma di arricchimento dell'uranio - definì nel suo discorso sullo stato dell'Unione la Corea del Nord come parte di un "asse del male" che comprendeva anche Iran e Iraq.  

Appena un anno dopo, il regime si ritirava dal trattato di non proliferazione nucleare: nel 2005, l'impegno a tornarvi e l'apertura alle ispezioni internazionali precedettero in realtà di pochi mesi il primo test con l'atomica, fatta esplodere in un tunnel sotterraneo alle 10 di mattina del 9 ottobre 2006. Due anni dopo, mentre nel mondo cresceva l'allarme per un conflitto nucleare, i coreani accettarono di distruggere il reattore di Yongbyon, poco prima che Barack Obama inaugurasse la sua dottrina fatta di dialogo misto a sanzioni.

Le relazioni però precipitano di nuovo con la morte di Kim Jong Il, a cui nel dicembre 2011 succede il figlio Kim Jong Un, che opta per la linea dura, avviando un'epoca di test che nel settembre 207 culmina con un'esplosione sotterranea 5 volte più potente di quella del 1945 a Nagasaki, provocando un sisma di magnitudo 6.3 avvertitov in tutta la penisola.

"Testa di missile si è lanciato in una missione suicida per sé e il suo regime", affermerà pochi giorni dopo Donald Trump - con una pittoresca minaccia di guerra pronunciata davanti all'assemblea generale delle Nazioni unite - e inaugurando una girandola di insulti e provocazioni incrociate che precipita nel grottesco quando il presidente Statunitense, in una delle sue uscite piu celebri, scrive in un tweet all'avversario "il mio pulsante nucleare è più grande del tuo".

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