Il Papa in Myanmar: "Guarigione delle ferite priorità politica fondamentale". Il discorso completo

Il discorso del Pontefice davanti a Aung San Suu Kyi
Il discorso del Pontefice davanti a Aung San Suu Kyi Diritti d'autore Reuters/Max Rossi
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Di Lillo Montalto Monella
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"Il futuro del Paese deve essere di pace, fondato sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità" ha detto il Pontefice di fronte ad una platea di membri della società civile e diplomatica. Nessuna menzione della parola "rohingya"

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Non ha menzionato esplicitamente la parola "Rohingya", dopo che la Chiesa cattolica del Paese asiatico gli aveva suggerito pubblicamente di evitare di pronunciarla, ma ha parlato di "rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità", aggiungendo che la "guarigione di queste ferite è un priorità poltitica fondamentale".

Così Papa Francesco ha affrontato la questione della minoranza etnica costretta alla fuga in Bangladesh e al centro dei riflettori politici e mediatici internazionali nel corso del suo discorso all'International convention center della capitale Nay Pyi Taw.

Il suo intervento è stato preceduto da quello del Consigliere diplomatico del Myanmar Aung San Suu Kyi, che aveva tenuto con il Papa un colloquio privato poco prima durato 23 minuti, alla presenza del ministro degli Esteri. Non si conoscono i dettagli di questo *rendez-vous *privato, ma il discorso integrale del Pontefice è disponibile qui sopra. Qui trovate la diretta Facebook che include anche le parole della leader birmana, con un paio di passaggi in italiano.

Il Papa e Aung San Suu Kyi si erano incontrati una prima volta a Roma la scorsa primavera, quando la premio Nobel visitò il Vaticano in occasione dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche.

I passaggi chiave del discorso

"La guarigione di queste ferite si impone come priorità politica fondamentale", ha detto il Pontefice alla platea di politici e delegati diplomatici. "Il futuro del Myanmar deve essere di pace, fondata sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, rispetto dello stato di diritto e dell'ordine democratico che consenta ad ogni gruppo - nessuno escluso - di fornire il proprio contributo al bene comune".

"Le differenze religiose non devono essere fonte di divisione ma fonte di unità, perdono, tolleranza e saggia costruzione del paese. Le religioni possono svolgere un ruolo significativo nel curare le ferite di anni di conflitto, possono aiutare a estirparne le cause e costruire ponti di dialogo".

"Lunga vita al Myanmar", ha concluso Papa Francesco, ringraziando i presenti per l'attenzione e invocando le benedizioni divine "di saggezza, forza e pace". 

La sua visita arriva dopo l'esodo forzato di più di 620mila Rohingya dallo stato di Rakhine alla parte meridionale del Bangladesh. L'esercito birmano è stato accusato di stupri e omicidi e l'ONU ha condannato più volte le violenze subite dalla minoranza etnica.

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Il Myanmar non riconosce i Rohingya come cittadini o membri di un distinto gruppo etnico con una propria identità e rifiuta l'uso del termine. I profughi si augurano che la visita di Bergoglio contribuisca a portare la pace nella regione e a migliorare la loro situazione.

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