All'Aja la sentenza contro Ratko Mladic

Si conclude con una storica sentenza il lavoro del Tribunale penale internazionale per l’Ex Jugoslavia. Mercoledì viene pronunciato il verdetto contro Ratko Mladic, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra per il conflitto in Bosnia finito 22 anni fa nel quale morirono oltre centomila persone.
Il cosiddetto “macellaio di Srebrenica” fu arrestato nel 2011 in Serbia dopo quindici anni di latitanza.
Munira Subasic, presidente dell’associazione Madri di Srebrenica, racconta: “Quando arrivò diede cioccolatini e caramelle ai bambini davanti alle telecamere e disse, non succederà nulla, non c‘è motivo per spaventarsi. Quando le telecamere andarono via, diede l’ordine di uccidere chiunque potesse essere ucciso, di stuprare c hiunque potesse essere stuprato e alla fine ordinò che tutti noi venissimo cacciati da Srebrenica per poterne fare una città etnicamente pulita”.
Enisa Podzic e suo figlio Mujo che all’epoca aveva un anno e mezzo furono costretti a salire su un autobus e a lasciare Zepa. All’epoca Mladic disse loro di non preoccuparsi e augurò loro buon viaggio.
“Mladic ha ucciso talmente tante persone a Zepa e a Srebrenica” dice Mujo. “Mio nonno e mio zio sono sepolti a Potocari. Non ho mai potuto vederli e incontrali”.
A Srebrenica vennero uccisi circa 8000 musulmani, quasi tutti uomini e adolescenti. Ventidue anni dopo si seppelliscono ancora le vittime, a luglio ne sono state inumate 71 al memoriale di Potocari.