Mosul: cosa resta dopo la liberazione

A Bagdad si commenta con soddisfazione la liberazione di Mosul dall’Isil che l’aveva conquistata nel giugno del 2014 facendone la sua roccaforte in Iraq. La fine della lunga battaglia è su tutti i giornali, il premier Haider al Abadi ha dichiarato ufficialmente la sconfitta dei jiadisti nella seconda città del Paese dopo 266 giorni di conflitto.
“La bandiera irachena sventola di nuovo nella provincia di Ninive, non c‘è posto per il sedicente Stato Islamico”, commenta Ali Rubai, residente di Bagdad.
La battaglia di Mosul ha portato a una situazione di collasso umanitario. Sono migliaia gli sfollati, 467.000 persone sono nei campi profughi allestiti dalle autorità di Baghdad con la cooperazione delle agenzie internazionali. La città è da ricostruire: sono centinai gli edifici distrutti, tra abitazioni, luoghi di culto e fabbriche, ma anche centri di telecomunicazione e ospedali. Secondo l’Onu ci vorranno oltre un milione di dollari per riparare solo le infrastrutture di base, ma la distruzione non rigurada solo la seconda città dell’Iraq:
“Quello che dobbiamo ricordare è ci sono altre zone sia intorno a Mosul che in altre aree del Paese che sono state devastate da questo conflitto: la ricostruzione non è solo necessaria nella parte ovest di Mosul che avrà bisogno di risorse ma nell’intera zona intorno a Mosul, ci sono città che ospitavano decine, migliaia di persone, che sono state completamente abbandonate”, spiega Melany Markham, del Concilio norvegese dei rifugiati.
La battaglia, tuttavia, non è ancora finita a Mosul dove si continua ancora a combattere perche rimangono piccole sacche di resistenza jihadista.