Bielorussia: manifestazione contro Lukashenko e la 'tassa dei parassiti'

In Bielorussia migliaia di persone hanno manifestato contro quella che è stata soprannominata ‘la tassa dei parassiti sociali’.
L’imposta, introdotta con un decreto firmato dal presidente Lukashenko nell’aprile 2015, obbliga tutti i cittadini adulti che lavorano meno di 183 giorni all’anno a pagare circa 250 dollari.
“Ho una pensione mensile – racconta una signora – da due milioni di rubli, circa 370 dollari. Ho lavorato in un asilo per 25 anni. Spendo circa 280 dollari per servizi pubblici (gas, elettricità e acqua). E lui, Lukashenko, ha una faccia talmente grassa che tra poco non entrerà più nello schermo. Tutta l’amministrazione ha facce così, a nostre spese”.
La condanna contro chi gestisce il Paese è unanime. In Bielorussia chi è ufficialmente
disoccupato è esente dalla legge, ma persone come liberi professionisti, casalinghe o coloro che lavorano all’estero, sono costrette a pagare l’imposta annuale al governo. Secondo l’ultima ispezione solo il 10% delle 470.000 persone che avrebbero dovuto pagare la tassa sono riuscite a farlo.
“Tutta la mia famiglia lavora – chiarisce una donna – ma conosco persone per le quali gli spaghetti sono un lusso. Sono persone come queste, che quella gente chiama ‘parassiti’ e ‘alcolisti’ “.
Proteste simili sono molto rare nell’ex Paese dell’Unione sovietica guidato dal 1994 da Alexander Lukashenko, che si è autodescritto come l’ultimo dittatore d’Europa.