Il lungo cammino di Minsk verso la libertà

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Di Debora Gandini
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Cent'anni di indipendenza, celebrazioni e arresti.

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Il 25 marzo la Bielorussia ha celebrato il centesimo anniversario della sua indipendenza. Per la prima volta nei suoi 24 anni di presidenza, Lukashenko ha approvato le celebrazioni del “Giorno della Libertà”, organizzate da membri dell’opposizione e attivisti. Presenti circa 25 mila persone solo a Minsk.

Un clima di festa dai doppi risvolti. Perché, allo stesso tempo, un'altra manifestazione è stata stata bandita. Era una protesta contro lo stesso Lukashenko.

Per Mikalai Statkevich, uno dei leader degli oppositori del Presidente, la repressione continua ad esistere nel paese, descritto come l'ultima dittatura europea: “Non è uno stato libero e la gente non ha alcun potere, ci sono ancora prigionieri politici, vengono praticate torture, non si respira in questo paese, la paura è ovunque.”

Il governo ha promesso di cambiare la situazione, specie in materia di diritti umani, nel tentativo di migliorare le relazioni con l'Unione europea. Cercando di non incrinare i rapporti con il suo potente vicino: la Russia.

La situazione in Bielorussia e nei dintorni è cambiata, ci ha fatto nostare il Ministro degli Esteri Vladimir Makei. “Mi riferisco alle questioni di sicurezza ... alla crisi ucraina. Ecco perché le autorità bielorusse cercano di procedere con molta cautela, al fine di mantenere stabilità nella società."

In un paese dove i media sono fortemente controllati, la libertà di espressione è limitata, e le difficoltà economiche pesano sulla gente, c’è il timore che il regime possa prendere il sopravvento.

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