La solidarietà del prosciutto: le cosce da Norcia a San Daniele

La solidarietà del prosciutto: le cosce da Norcia a San Daniele
Di Euronews
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Quando un terremoto devasta una regione, ne colpisce ogni aspetto: la vita, le infrastrutture, l’arte, la cultura.

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Quando un terremoto devasta una regione, ne colpisce ogni aspetto: la vita, le infrastrutture, l’arte, la cultura. E in quest’ultimo aspetto, quando non è addirittura arte, possiamo includere il cibo.

È successo con il terremoto in Emilia, quando scattò la solidarietà per il Parmigiano, è successo di nuovo ora, con l’ultima ondata sismica che ha ridotto a mal partito un patrimonio italiano come il prosciutto IGP di Norcia.

Il pregiato prodotto, essendo a Indicazione Geografica Protetta, segue un disciplinare molto rigido, che prevede tra l’altro la stagionatura nella zona di produzione, e cioè solo a una altitudine superiore ai 500 m sul livello del mare, nei comuni di Norcia, Preci, Cascia, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo.

Zone devastate dal terremoto, nelle quali la stagionatura si è rivelata in alcuni casi impossibile.

È dal lontano Friuli (regione che il terremoto lo ha vissuto in modo devastante nel 1976) che è scattata la solidarietà: i produttori associati nel Consorzio dei prosciutti di San Danieli, altro caposaldo del prosciutto italiano, hanno messo a disposizione i propri saloni di stagionatura, dando la propria disponibilità a ospitare 60.000 cosce dell’IGP di Norcia per il tempo necessario alla stagionatura e alla marchiatura.

Come detto, non si potrebbe fare per via della rigidità del disciplinare, a tutela del consumatore: ma in questo caso ci sono tutte le garanzie di qualità e di tracciabilità, oltre al rispetto della parte restante del disciplinare, posto che quei prosciutti sono stati già prodotti, con carne di suino locale, allevato nel norcino…

Il Ministero delle Politiche Agricole ha quindi rapidamente emanato un decreto che autorizza la deroga al disciplinare per i prossimi dodici mesi.

Via libera: i prosciutti di Norcia avranno la loro stagionatura a San Daniele, in Friuli. Un gemellaggio che consente la sopravvivenza dei produttori e che non scontenterà i buongustai.

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