Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha respinto il ricorso del Comitato Olimpico russo, confermando la sospensione per 68 atleti, disposta dalla Federazione Internazionale di…
Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha respinto il ricorso del Comitato Olimpico russo, confermando la sospensione per 68 atleti, disposta dalla Federazione Internazionale di Atletica.
Resta incerta, dunque, la partecipazione degli sportivi russi ai prossimi Giochi Olimpici di Rio, cui gli atleti sospesi chiedevano di poter aderire sulla base del principio della responsabilità soggettiva.
“Dato che il CIO non ha preso parte a questo arbitrato – afferma Il segretario generale del Tribunale elvetico, Reeb -, il TAS non ha la giurisdizione per stabilire se il Comitato Olimpico abbia titolo per accettare o meno le nomine degli atleti per i Giochi Olimpici di Rio da parte del Comitato russo, dunque la nostra decisione non è vincolante”.
Non si è fatta attendere la replica del Ministro dello Sport russo, che giudica inammissibile quanto disposto dal Tribunale elvetico.
“Décision du #TAS viole les droits des sportifs propres russes et crée un précédent” #Moutkohttps://t.co/KB3jPN5G8kpic.twitter.com/SDrE9tmkOb
— RT France (@RTenfrancais) 21 juillet 2016
“In generale, purtroppo – dice Vitaly Mutko -, dobbiamo riconoscere che la Corte ha preso questa decisione. Penso che ciò, ovviamente, vada contro i diritti degli sportivi puliti e onesti, creando un precedente di responsabilità collettiva”.
Tale sentenza potrà avere influenza anche sulla decisione del CIO riguardo al veto olimpico, che potrebbe essere esteso a tutti gli sportivi russi.
Sulla questione si è espresso pure Usain Bolt, il quale da Londra ha usato parole categoriche.
“Le regole sono regole e devono essere rispettate – asserisce l’atleta giamaicano, alla vigilia della ‘Diamond League’ -, chi sbaglia deve pagare, ho la sensazione che questo sia un buon messaggio, che costituisce un deterrente per chi non si comporta correttamente”.
Ora, tutti sono in attesa della decisione definitiva del Comitato Olimpico Internazionale, rinviata, dopo l’oramai famigerato “rapporto Wada”, in considerazione della necessità di approfondire ulteriormente le responsabilità.