In Venezuela è braccio di ferro tra il presidente Maduro e l’opposizione sulla data del referendum.
In Venezuela è braccio di ferro tra il presidente Maduro e l’opposizione sulla data del referendum. L’opposizione vuole votare entro il 10 gennaio 2017 perché così se vincesse il “sì” non solo Maduro ma l’intero governo dovrebbe dimettersi e nuove elezioni presidenziali verrebbero indette 30 giorni dopo la consultazione.
Maduro non ci sta: “Se tutte le condizioni saranno soddisfatte, il referendum sarà indetto il prossimo anno, punto e basta. Se i requisiti non saranno soddisfatti, non ci sarà nessun referendum, punto e basta”, ha tuonato.
Se si votasse dopo gennaio e vincesse il “sì” la conseguenza potrebbe essere la sola sostituzione di Maduro da parte del vicepresidente. 1,3 milioni le firme raccolte ma il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) ne ha considerato irregolari 605.727 e chiede di verificarle attraverso le impronte digitali.“Un modo per ritardare il voto” denuncia l’opposizione.
“Un venezuelano su tre è ora indignato per essere stato escluso, perché ha visto sparire la firma”, ha dichiarato il portavoce della MUD (gruppo di centrodestra), Jesus Torrealba, all’opposizione. Tra le firme eliminate dal conteggio c‘è anche quella di Capriles. “Nessuno di questi sporchi trucchi funzionerà: voteremo entro la fine dell’anno”, promette l’ex candidato presidenziale antichavista. La protesta, intanto, cresce in un Venezuela sempre più esasperato dalla crisi economica, dove si scende in strada per fame.