Giacomo Agostini: "l'incidente tra Rossi e Márquez? Cose che succedono"

Giacomo Agostini: "l'incidente tra Rossi e Márquez? Cose che succedono"
Di Bruno Sousa
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E’ il più grande campione del motociclismo di tutti i tempi. Ha messo in bacheca 15 titoli iridati, 8 in 500 e 7 in 350, vincendo 122 gare, salendo

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E’ il più grande campione del motociclismo di tutti i tempi. Ha messo in bacheca 15 titoli iridati, 8 in 500 e 7 in 350, vincendo 122 gare, salendo sul podio 162 volte. Stiamo parlando di Giacomo Agostini, dominatore del motomondiale negli anni ’60 e ’70. Euronews l’ha incontrato per parlare della sua carriera e del presente delle due ruote.

Bruno Sousa, euronews: “Innanzitutto, grazie per quest’intervista. Come è nata la sua passione per le moto?”

Giacomo Agostini: “Credo di essere nato per le moto. Quando ero piccolo e iniziai a pensare, pensavo solo che il mio lavoro sarebbe stato correre in moto un giorno. Iniziai a fare le gincane, a fare delle piccole prove, perché mio padre non voleva lasciarmi correre. Diceva sempre che era molto pericoloso e non voleva quindi firmarmi l’autorizzazione. Un giorno, un amico di mio padre che era notaio, mi chiese perché ero triste, perché non ero contento. Gli dissi che volevo correre e lui riuscì a convincere mio padre a firmare l’autorizzazione. Dopo, il notaio complicò le cose, perché lui pensava che io volessi correre in bicicletta, non in moto. Comprai una bella moto e iniziai a correre, vincendo subito. Quello fu l’inizio della mia carriera”.

Bruno Sousa, euronews: “A quei tempi, chi era il suo eroe nel mondo delle due ruote?”

Giacomo Agostini: “Quando ero piccolo, mi piacevano due italiani: Carlo Ubbiali e Tarquinio Provini, due piloti che vinsero molto nel mondiale. Andavo a vederli e pensavo che avrei voluto diventare come loro”.

Bruno Sousa, euronews: “Quando si rese conto che era meglio degli altri, che aveva del talento?”

Giacomo Agostini: “Non lo sapevo allora, avevo semplicemente una grande passione e un amore per la moto. Mio padre lo diceva sempre: ‘Cosa vuoi fare? Ci sono grandi campioni, cosa vuoi fare tu?’. Io gli rispondevo che volevo correre perché amavo le moto, amavo le corse e quando iniziai a vincere, mi dissi che dopotutto non ero così male. Ma non avrei mai pensato di poter diventare campione del mondo. Di diventarlo non una volta, ma 15. Sono stato molto fortunato”.

Bruno Sousa, euronews: “Tra il ’68 e il ’70 vinse tutte le corse del motomondiale. Come riusciva a mantenere la concentrazione?”

Giacomo Agostini: “E’ molto difficile vincere un mondiale ed è ancor più difficile ripetersi. Il podio è come una droga, si sta benissimo sul podio. Si sta benissimo quando si è in prima posizione. Credo che tutte le corse siano diverse ed è per questo che quando si vince molto, si ha voglia di vincere ancor di più. Perchè è sempre un’emozione diversa”.

Bruno Sousa, euronews: “Lei dice che vincere è come una droga, ma a un certo punto bisogna smettere. Quando si è reso conto che era il momento di ritirarsi?”

Giacomo Agostini: “E’ difficile prendere una decisione del genere, ma bisogna pensare, riflettere bene. Gli anni passano e a un certo punto bisogna lasciare spazio ai giovani”.

Bruno Sousa, euronews: “Ha mai avuto la tentazione di tornare a correre?”

Giacomo Agostini: “No, perché penso sia già difficile decidere di smettere. Allora, se smetto, perché dovrei ricominciare? In questo caso non smetto prima”.

Bruno Sousa, euronews: “Dopo la moto, fece una piccola esperienza in Formula 1. Qual é la differenza tra due e quattro ruote?”

Giacomo Agostini: “Ebbi la possibilità di fare delle corse prima, a metà della mia carriera in moto. Enzo Ferrari mi offrì un volante. Pensai molto, 2 o 3 giorni e poi decisi di restare in moto. La moto è stata il mio primo amore, ho iniziato con la moto e ho sempre amato le moto, non le auto. Cambiare sarebbe stato egoistico. Dio mi aveva già dato qualcosa e ne ero contentissimo. Ma alla fine della mia carriera, quando smisi con le moto, volli provare a mettermi al volante per sapere com’era. Fu una bella esperienza quella”.

Bruno Sousa, euronews: “Lei correva contemporaneamente in 350 e 500. E’ possibile oggi fare lo stesso?”

Giacomo Agostini: “Certo che è possibile. Solo che oggi i piloti non ne hanno voglia, sono contenti di partecipare in una sola categoria e guadagnano abbastanza. Non hanno bisogno di correre in due categorie. Una volta era normale, invece, tutti lo facevano: 125 e 250, o 350 e 500. Freddie Spencer fu l’ultimo a farlo, nell’85, vincendo in entrambe le categorie. I piloti d’oggi non hanno voglia di lavorare molto”.

Bruno Sousa, euronews: “La stagione 2015 è stata una delle più belle degli ultimi anni, con un finale controverso. Come vede lei l’incidente tra Marc Márquez e Valentino Rossi?”

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Giacomo Agostini: “Tutti vogliono vincere. E’ difficile correre ed essere gentiluomini, perché bisogna sempre essere aggressivi. Rossi e Márquez si sono arrabbiati entrambi, ma è qualcosa che succedeva anche ai miei tempi. Non è bello, certo, ma può succedere”.

Bruno Sousa, euronews: “Qualcuno potrà battere i suoi record?”

Giacomo Agostini: “I record sono fatti per essere battuti. Può darsi che un giorno qualcuno ci riuscirà. Ad esempio Valentino o Márquez. Quest’ultimo è ancora molto giovane e non so però se sarò ancora qui quando mi batterà”.

Bruno Sousa, euronews: “Un’ultima domanda: se potesse cambiare una cosa nell’attuale motomondiale, cosa sarebbe?”

Giacomo Agostini: “Non mi piace molto l’elettronica. Preferisco che siano i piloti a lavorare di più, non l’elettronica. Magari perché non sono abituato, i giovani d’oggi hanno iniziato con l’elettronica e per loro sarebbe difficile cambiare”.

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