Lanciato dal risentimento di una Grecia piegata dalla crisi economica ed esasperata dai tagli, Alexis Tsipras mette di fatto fine al bipartitismo e
Lanciato dal risentimento di una Grecia piegata dalla crisi economica ed esasperata dai tagli, Alexis Tsipras mette di fatto fine al bipartitismo e si impone sulla scena politica come portavoce di una terza via, contro l’austerità.
In Parlamento entra nel 2009, quando Syriza sfiora il 5%.
Il partito individua il principale nemico del Paese nella Troika, nei creditori internazionali che dettano ad Atene le condizioni del risanamento.
Bagni di folla e acclamazioni pubbliche, le risposte con cui parte della piazza greca accoglie la sfida che Tsipras lancia all’ortodossia di Atene.
Nel 2012, dopo un sorprendente secondo posto al voto di maggio, Syriza blocca il quadro politico, costringe a nuove elezioni in giugno e sfiora poi il 27%.
A chi parlava di fuoco di paglia, Syriza risponde con i numeri e con la tenuta. Due anni dopo, sul palcoscenico delle elezioni municipali prima, poi soprattutto europee: per il Parlamento di Strasburgo, il partito di Tsipras va di nuovo vicino al 27% e si afferma in Patria come primo partito.
La disoccupazione alle stelle spinge molti sotto la soglia di povertà e fra chi lavora, sempre più assistono impotenti a un’erosione dei loro redditi.
La situazione economica e la scarsa fiducia nei partiti tradizionali spingono ancora più in alto Syriza, che finisce però per assumersi le responsabilità di governo anche nei toni e nelle parole d’ordine: come lo stop al rimborso del debito, o la minaccia di abbandonare l’Euro. Su questi temi, appena salito al governo, Tsipras si affretta a rassicurare l’Europa e i creditori.