L’accordo sul nucleare iraniano, raggiunto a Vienna, lo scorso luglio, è adesso al vaglio del Congresso americano. Che è chiamato a esprimersi entro
L’accordo sul nucleare iraniano, raggiunto a Vienna, lo scorso luglio, è adesso al vaglio del Congresso americano.
Che è chiamato a esprimersi entro il 17 settembre.
Essendo il Congresso a maggioranza repubblicana, la risoluzione contro l’accordo è destinata a passare.
Obama, però, esercitando le proprie prerogative presidenziali, porrà il veto e a quel punto la risoluzione dovrà essere votata una seconda volta. Perché passi però ci vorrà la maggioranza dei 2/3 del Congresso.
Maggioranza qualificata che presuppone la defezione di un numero considerevole di democratici.
John Kerry, Segretario di Stato americano:
“Se ci defiliamo, cammineremo da soli. I nostri partner non ci seguiranno, convinti anche loro dell’inutilità delle sanzioni che hanno portato l’Iran al tavolo negoziale.
Con l’accordo, avremo una possibilità in più di arrivare a una soluzione pacificamente”.
Il pressing dei repubblicani si rivolge in modo particolare a quei democratici che si dicono scettici e a quelli che sostengono Israele.
Ed Royce, presidente della Commissione Affari esteri:
“Se l’accordo viene finalizzato, l’Iran fa Bingo, ritrova dignità internazionale e un cammino senza ostacoli per l’atomica”.
Gli Stati Uniti si traformeranno per un mese nel terreno di scontro delle due fazioni, consapevoli che la battaglia si gioca fino all’ultimo voto.
A fine luglio, in circa 10 mila hanno risposto all’appello di organizzazione pro-israeliane, manifestando a Time Square.
Tra gli altri c’era anche l’ex governatore dello Stato di new York.
George Pataki:
“Non è un brutto accordo, è un pessimo accordo e deve essere bloccato. Il Congresso deve fare il suo lavoro per difendere gli interessi americani.Deve dire no all’intesa”.
I sostenitori dell’intesa hanno mobilitato anche le star di Hollywood, chesi sono prestate a girare una clip a favore di quella che è definita l’unica via percorribile.