Un tribunale indiano ha proibito la diffusione nel Paese di un documentario che contiene la sconcertante dichiarazione di uno degli uomini condannati
Un tribunale indiano ha proibito la diffusione nel Paese di un documentario che contiene la sconcertante dichiarazione di uno degli uomini condannati a morte per lo stupro di gruppo su un autobus a Nuova Dehli che nel 2012 portò alla morte di una studentessa indiana.Secondo l’uomo, infatti, la colpa sarebbe della ragazza: se non avesse opposto resistenza, ha detto, sarebbe ancora viva.
Leslee Udwin, la regista del lungometraggio è contrariata dalla decisione della corte ed è convinta che bandire il documentario, “India’s Daughter”, possa solo suscitare maggiore interesse da parte del pubblico: “Credo di aver capito perfettamente il modo in cui quest’uomo vede le donne ed è questo che è estremamente shockante. Non quello che ha fatto ma quello che pensa, che è ciò che lo ha portato ad agire. E non è l’unico a pensarla così: si parla di un’intera società”.
Il portavoce della polizia della capitale indiana ha dichiarato che il contenuto del film è riprovevole e che potrebbe causare problemi all’ordine pubblico. Le dichiarazioni dello stupratore sono effettivamente forti: la ragazza non avrebbe dovuto uscire dopo le 9 di sera,ha detto, non avrebbe dovuto opporre resistenza e, in generale, le donne sono più responsabili degli uomini nei casi di stupro.