Pyongyang reagisce alla decisione di Washington, presa dopo il cyber-attacco alla Sony Pictures, di cui l'intelligence americana accusa il Paese di Kim Jong-un.
Una dimostrazione di “ostilità immotivata nei confronti di Pyongyang”. Con un comunicato di fuoco, il ministero degli Esteri nordcoreano ha bollato così le sanzioni statunitensi nei confronti di dieci persone e tre società, tra cui la più importante agenzia di intelligence, del Paese asiatico.
La Casa Bianca ha autorizzato il dipartimento del Tesoro a bloccare l’accesso al sistema finanziario americano anche all’azienda di armamenti Korea Mining Developahment Trading
e alla Korea Tangun Trading, specializzata in acquisti di materie per le ricerche nel settore della difesa.
La diplomazia nordcoreana ha affermato che i provvedimenti presi oltreoceano “non indeboliranno la nostra potenza militare”.
Il giro di vite è stato deciso da Washington in risposta al cyber-attacco alla Sony Pictures, organizzato per impedire l’uscita di “The interview”, film comico nel quale la Cia commissiona a due giornalisti l’uccisione del presidente nordcoreano Kim Jong-un.
La pellicola è poi, comunque, finita nelle sale. E c‘è chi ipotizza addirittura che si sia trattato di un “inside job” compiuto dalla casa di produzione per farsi pubblicità.
Per la prima volta si replica con sanzioni a un assalto informatico a un’azienda privata. Con il quale Pyongyang ribadisce di non avere nulla a che fare.