Il tuffo nella storia che regalano le montagne del Tien Shan in Uzbekistan

Il tuffo nella storia che regalano le montagne del Tien Shan in Uzbekistan
Diritti d'autore euronews
Diritti d'autore euronews
Di Galina Polonskaya
Condividi questo articolo
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Dimora di antichi ginepri dove la civiltà si è sviluppata grazie alla lavorazione del ferro. Meraviglie, cultura e sapori si mescolano per donare ai turisti un'esperienza unica

PUBBLICITÀ

Il Tien Shan è un vasto sistema di catene montuose dell'Asia centrale che si estende per 2.900 km a Est di Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan e che è in parte compreso dal Parco nazionale dell'Ugam Chatkal.

Le catene montuose del Tien Shan occidentale, la loro eccezionale ricchezza di biodiversità e i paesaggi eccezionalmente ricchi, sono state incluse dall'Unesco nella lista dei patrimoni dell'umanità nel 2016. 

Abbiamo scalato il "Piccolo Chimgan", in compagnia della leggenda dell'alpinismo locale, Grigory Trebisovsky, che conosce questi posti come le sue tasche. Ci racconta degli antici ginepri che regnano in questa regione, si dice siano un indicatore della purezza dell'aria. 

L'area dista ad appena un paio d'ore in auto da Tashkent. Salire qui su permette ai turisti di non allontarsi troppo dai centri urbani ed è un'esperienza alla portata di tutti.

Con il ricercatore locale Pavel Novik, siamo entrati nella grotta di Obi Rakhmat, scoperta dagli archeologi negli anni '60 dello scorso secolo. I reperti archeologici rinvenuti in questo luogo dimostrano che 50 mila anni fa nella regione vivevano popolazioni preistoriche che lavoravano il ferro.

Il tour termina con un un ristorante a 2.290 metri di altitudine raggiungibile con la funivia dalla stazione di Amirsoy. Non c'è niente di meglio che deliziarsi con i prodotti di questi posti dal punto più in alta quota dell'Uzbekistan.

Condividi questo articolo

Notizie correlate

Lettere d'amore (senza tempo) ai marinai: una straordinaria scoperta, 260 anni dopo