La Spagna sta vivendo una situazione paradossale nei confronti di Huawei che riflette le tensioni tra sicurezza nazionale, interessi commerciali e pressioni geopolitiche. Mentre il gigante cinese è stato espulso dall'infrastruttura 5G del Paese, rimane per le intercettazioni
Il ministero dell'Interno spagnolo ha assegnato a Huawei contratti per un valore di 12,3 milioni di euro per la gestione della conservazione delle intercettazioni giudiziarie.
La decisione riguarda le gare d'appalto centralizzate tra il 2021 e il 2025 e comprende la custodia digitale delle intercettazioni ordinate da giudici e procuratori, come, ad esempio, le audizioni di Villarejo o quelle fornite dall'Uco nel caso Koldo.
Il sistema utilizzato, secondo "The Objective", è il Huawei OceanStor 6800 V5, una linea di server di archiviazione ad alte prestazioni che serve come supporto per conservare e classificare le comunicazioni legalmente intercettate dalle forze di sicurezza dello Stato. L'aggiudicazione è avvenuta secondo le procedure pubbliche stabilite ed è conforme alle linee guida sulla sicurezza Ict del Centro nazionale di crittologia (Ccn-Stic).
Timori per il ruolo di Huawei in Spagna
Non è la prima volta che Huawei partecipa a sistemi sensibili spagnoli. L'azienda asiatica ha già fornito supporto tecnologico nell'ambito dei sistemi di intercettazione legale (Sitel), il che ha generato un crescente disagio in settori della polizia nazionale e della guardia civile.
Fonti interne a entrambi gli organismi esprimono la loro preoccupazione per quella che considerano una "incongruenza strategica" in materia di sicurezza: mentre si esercita estrema cautela con i programmi stranieri, si affidano dati critici a un'azienda legata al partito comunista cinese.
Il modello OceanStor acquisito dalla Spagna è un sistema di storage aziendale di fascia alta, progettato per gestire grandi volumi di dati ad alta disponibilità. Il suo principale vantaggio competitivo è che è più economico rispetto ai concorrenti occidentali come Dell Emc, Ibm e Hitachi, il che ha favorito la sua espansione in diversi Paesi.
Ue intensifica pressione su Spagna per inasprire normative contro fornitori cinesi
La posizione spagnola è in netto contrasto con la tendenza europea e occidentale. L'Unione Europea ha intensificato le pressioni sulla Spagna per inasprire le normative contro i fornitori cinesi, dopo il patto raggiunto dalla Germania per smantellare progressivamente le infrastrutture di Huawei e Zte.
La Germania ha raggiunto un accordo con i suoi principali operatori (Deutsche Telekom, Telefónica e Vodafone) per eliminare gradualmente questi componenti ad alto rischio. Il regolamento tedesco stabilisce un calendario di sostituzione che prevede la revisione dei "componenti software critici" entro la fine del 2026 e la sostituzione delle "funzioni critiche" entro la fine del 2029.
Questa strategia tedesca segue quella adottata dal Portogallo, che a giugno ha imposto un divieto a tutti i fornitori non appartenenti all'Ue, alla Nato e all'Ocse. Il Portogallo non ha bloccato aziende specifiche, ma intere nazionalità, al fine di salvaguardare le proprie reti dai rischi per la sicurezza.
Nell'Ue nel suo complesso, dieci Paesi hanno già imposto restrizioni. Il Regno Unito e la Svezia hanno bandito direttamente i fornitori cinesi dalle loro reti core 5G, mentre la Francia, senza stilare un elenco pubblico, ha escluso tutti i fornitori cinesi dalle reti delle sue aziende locali.
Washington e Bruxelles sono state schiette nella loro posizione. Dall'insediamento di Trump, l'amministrazione statunitense ha mantenuto un veto totale sulla partecipazione di Huawei alle reti di telecomunicazioni. Nel 2020, la Commissione europea ha raccomandato ai suoi Stati membri di escludere i fornitori "ad alto rischio" dalle implementazioni 5G.
La situazione attuale di Huawei in Spagna
Nonostante la riluttanza ufficiale del governo spagnolo a prendere di mira in modo specifico aziende come Huawei o Paesi come la Cina, la realtà del mercato spagnolo è cambiata radicalmente. Telefónica ha assegnato a Nokia l'ultima parte del suo core 5G, completando l'eliminazione di Huawei dalle reti critiche spagnole.
Questa mossa culmina il bando ufficioso del gigante cinese dalle infrastrutture critiche di telecomunicazione in Spagna, senza la necessità di un veto esplicito da parte del governo. Nel 2019, Telefónica aveva scelto Huawei per il suo core 5G, ma le pressioni internazionali hanno imposto un immediato cambio di rotta.
La situazione attuale dei tre grandi operatori spagnoli è chiara: tutti hanno estromesso Huawei dai loro core di rete. Telefónica l'ha divisa tra Nokia ed Ericsson, Orange l'ha assegnata a Ericsson e Vodafone ha scelto Nokia. La presenza di Huawei nei core 5G dei tre grandi operatori spagnoli si è ridotta allo zero per cento.
L'uscita di Huawei dal mercato spagnolo è stata accelerata non solo dalle decisioni aziendali ma anche dalle politiche pubbliche. Sebbene mantenga una presenza significativa nelle reti radio di alcuni operatori (come il 70 per cento in Vodafone), la sua esclusione dal sostegno pubblico per il 5G rurale attraverso un veto indiretto è stata decisiva.
Questa strategia governativa, che impone di evitare "fornitori ad alto rischio" per accedere ai fondi pubblici, ha portato Huawei a intentare una causa presso l'Audiencia Nacional. Il processo di sostituzione richiede cautela e precisione, seguendo un programma meticoloso per fasi e regioni per evitare interruzioni del servizio.
Madrid non stilerà una lista di fornitori ad alto rischio
Il caso spagnolo con Huawei è diventato un esempio di come la geopolitica modifichi la mappa tecnologica di un Paese senza che sia necessario un vero e proprio divieto. Mentre il nucleo della rete 5G, il cervello che gestisce tutte le connessioni e i dati degli utenti, è considerato un'infrastruttura critica per la sicurezza nazionale, paradossalmente si mantiene la fiducia nell'azienda cinese per la gestione delle intercettazioni giudiziarie.
Il ministro della Trasformazione digitale José Luis Escrivá ha dichiarato in una dichiarazione a "The Objective" che la Spagna non ha in programma di stilare una lista di fornitori ad alto rischio, prerogativa inserita nella legge sulla cybersecurity del 5G che a distanza di due anni non è stata sviluppata. Questa posizione ha un duplice obiettivo: non individuare i fornitori cinesi e mantenere una "pallottola d'argento" per agire in caso di peggioramento della situazione geopolitica.
Anche il riavvicinamento diplomatico è stato visibile. La Spagna e la Cina hanno raddoppiato la loro cooperazione dopo lo sbarco del produttore di auto elettriche Chery a Barcellona e dopo che Mg ha sondato la Galizia per stabilirsi in Europa. Il governo spagnolo non vuole compromettere questi investimenti prendendo di mira le principali aziende tecnologiche di Pechino.
Pedro Sánchez è stato, all'interno dell'Ue, uno dei leader più favorevoli alla presenza di Huawei, difendendo pubblicamente che l'azienda non dovrebbe essere esclusa a causa del suo Paese di origine. Questa posizione contrasta con le pressioni che Bruxelles ha esercitato sulla Spagna negli ultimi due anni, senza alcun effetto visibile.