La richiesta è arrivata in una lettera di 35 legislatori europei alla commissaria Henna Virkkunen, La richiesta è di misure vincolanti anziché volontarie. La commissaria aveva già esortato gli Stati membri ad accelerare l'implementazione del 5G security toolbox europeo
Un gruppo di 35 eurodeputati ha chiesto alla commissaria Ue per le Tecnologie digitali e di frontiera, la finlandese Henna Virkkunen, di imporre agli Stati membri di escludere i fornitori ad alto rischio dalle infrastrutture di telecomunicazione 5G, sulla scia di un'indagine sulla presunta corruzione di parlamentari europei che coinvolge l'azienda cinese Huawei.
"Le chiediamo di rendere il pacchetto di strumenti dell'Ue per la sicurezza del 5G uno strumento giuridicamente vincolante, garantendo la sua piena e uniforme applicazione ai fornitori ad alto rischio", hanno scritto i legislatori in una lettera visionata da Euronews.
Tra i deputati figurano Aura Salla (Finlandia/Ppe), Svenja Hahn (Germania/Renew), Bart Groothuis (Paesi Bassi/Renew) e Alexandra Geese (Germania/Greens-Efa).
Nel 2020 la Commissione ha adottato il cosiddetto 5G Cybersecurity Toolbox per proteggere le reti 5G dalle minacce e dai rischi informatici. Gli Stati membri dell'Ue hanno concordato di applicare restrizioni per i fornitori considerati ad alto rischio - come i cinesi Huawei e Zte - a seguito di preoccupazioni sulla sicurezza.
Ad oggi, solo un numero limitato di Paesi ha adottato misure concrete in questo settore. L'anno scorso che meno della metà dei 27 Stati membri dell'Ue ha effettivamente imposto le restrizioni consentite.
La lettera di mercoledì afferma che rendere vincolanti tali strumenti è "necessario per stabilire una difesa uniforme e solida contro le interferenze straniere", dal momento che "il tempo delle misure volontarie è finito".
All'inizio del mese, in occasione di un congresso sulle telecomunicazioni a Barcellona, Virkkunen ha dichiarato che esplorerà i modi per accelerare l'attuazione e l'applicazione delle misure di sicurezza 5G adottate dagli Stati membri per proteggere le reti di comunicazione critiche da interferenze straniere.
Venerdì scorso è stato vietato ai lobbisti di Huawei di entrare nella sede del Parlamento, in seguito alle accuse di corruzione legate alle attività di lobbying dell'azienda cinese. Il divieto è temporaneo e rimarrà in vigore fino alla conclusione delle indagini da parte delle autorità.
Huawei ha dichiarato in un comunicato di avere "una politica di tolleranza zero nei confronti della corruzione o di altri illeciti, e ci impegniamo a rispettare sempre tutte le leggi e i regolamenti applicabili".