La Vela Rossa di Scampia crolla sotto le pinze meccaniche, segnando la fine di un’utopia modernista e l’inizio del progetto di rigenerazione urbana Restart, con nuovi alloggi e servizi per il quartiere
A Scampia, nella periferia nord di Napoli, l’utopia modernista delle grandi Vele popolari è crollata mercoledì sotto i colpi delle ruspe.
Questa mattina sono iniziate le operazioni di demolizione della Vela Rossa, una delle sette imponenti strutture che per decenni hanno dominato il quartiere.
Le "Vele", costruite tra il 1962 e il 1975, furono progettate per offrire alloggi sociali moderni con spazi comuni pensati per favorire la convivenza e l’integrazione della comunità. Nel tempo, però, queste “città verticali” sono diventate simbolo di degrado, isolamento e criminalità, segnando la storia sociale e urbana di Scampia.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e la vicesindaca con delega all’Urbanistica, Laura Lieto, hanno seguito l’avvio dei lavori, accompagnando i giornalisti e mostrando i cantieri dei nuovi edifici che stanno ridisegnando il volto di Scampia.
Le Vele di Scampia: dalla modernità al degrado
Le grandi Vele furono progettate dall'architetto Francesco Di Salvo e ispirate ai principi del Movimento Moderno e all'Unité d'Habitation di Le Corbusier, con l'idea di creare un quartiere modello con spazi verdi e vita comunitaria.
La Vela Rossa, come le altre, nasceva come simbolo di una città ideale: alti edifici a forma triangolare con spazi condivisi, pensati per concentrare attività collettive e servizi nel cuore dei fabbricati.
Con il tempo, gli edifici si sono però trasformati in simboli di degrado e marginalità. La Vela Rossa è la terza a essere abbattuta nel progetto Restart Scampia, dopo la demolizione della Vela Verde nel 2020 e della Vela Gialla a marzo 2025.
La demolizione è stata inoltre accelerata dal tragico crollo di una passerella della Vela Celeste nel luglio 2024, che provocò due morti, 13 feriti e 800 sfollati.
Restart Scampia: social housing e rigenerazione urbana
Le operazioni di demolizione, condotte con grandi pinze meccaniche, dureranno circa due mesi. Il calcestruzzo verrà frantumato e i materiali inerti riciclati, secondo tecniche di demolizione controllata che riducono polveri e detriti.
Le circa 2mila persone che vivevano nelle Vele sono state sistemate in alloggi alternativi, spesso temporanei, per permettere la demolizione delle strutture.
Parallelamente alla demolizione, prenderanno forma 433 nuovi alloggi di edilizia sostitutiva, moderni ed ecosostenibili, parte di un programma di social housing nazionale (fondi Pon Metro e Periferie) e cofinanziato in larga parte dal Pnrr, con un investimento complessivo di 159 milioni di euro.
Il progetto prevede inoltre un parco pubblico, un complesso scolastico e la riqualificazione della Vela Celeste, che ospiterà uno studentato universitario, uffici pubblici della Città Metropolitana e, probabilmente, il Comando della Polizia municipale di Napoli.
Si tratta di una strategia complessiva di rigenerazione urbana della periferia nord di Napoli, iniziata negli anni ‘90 con la demolizione della Vela F e proseguita negli ultimi anni con interventi mirati a migliorare la qualità della vita dei residenti.
Le Vele, “Gomorra” e l'esperienza di Corviale a Roma
Le Vele, e in particolare la Vela Rossa, sono tristemente famose anche grazie alla serie e al film “Gomorra”, ispirati al libro di Roberto Saviano e girati in parte nelle strutture di Scampia. Negli anni sono diventate simbolo di spaccio, criminalità e degrado urbano.
Ogni abbattimento rappresenta un gesto simbolico: liberare la comunità da un’immagine negativa e aprire la strada a nuovi spazi di socialità, cultura e convivenza civile. Gli abitanti hanno spesso accolto queste operazioni con applausi e speranza, testimoniando la volontà di rinascita del quartiere.
Le Vele di Scampia rientrano in un più ampio contesto europeo di grandi complessi di edilizia sociale del secondo dopoguerra, veri e propri esperimenti di architettura modernista pensati come metafore della città ideale.
In Italia, esempi emblematici sono il Corviale a Roma, la “casa lunga un chilometro” di Mario Fiorentino, e le Vele di Scampia.
Durante la 19esima Biennale di Architettura, Carlo Ratti Associati e il Comune di Napoli hanno presentato un laboratorio di design partecipato per la Vela Celeste: l'obiettivo è quello di dare forma a un progetto di riuso innovativo, non residenziale, della Vela Celeste, l’unica destinata alla riqualificazione.
La sfida consiste nel trasformare edifici simbolo di degrado in spazi di cultura e servizi pubblici, trovando un equilibrio tra l’iconicità dell’architettura modernista e la realtà quotidiana dei quartieri popolari.
Il confronto con Corviale e altre grandi utopie moderniste mostra come spesso la visione eroica dell’architettura si sia scontrata con l’isolamento, l’assenza di servizi e la scarsa manutenzione, trasformando il sogno modernista in una distopia urbana.