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Gran parte del budget dell'Ue per le migrazioni va al controllo delle frontiere

I membri di un gruppo di circa 30 migranti in cerca di asilo a Bialowieza, in Polonia, domenica 28 maggio 2023, guardano attraverso le ringhiere di un muro che la Polonia ha costruito al suo confine.
I membri di un gruppo di circa 30 migranti in cerca di asilo a Bialowieza, in Polonia, domenica 28 maggio 2023, guardano attraverso le ringhiere di un muro che la Polonia ha costruito al suo confine. Diritti d'autore  AP Photo/Agnieszka Sadowska
Diritti d'autore AP Photo/Agnieszka Sadowska
Di Vincenzo Genovese & Eleonora Vasques
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Nel nuovo bilancio europeo 2028-2034, 48 dei 74 miliardi per la sicurezza andranno al rafforzamento dei confini esterni. Critiche dalle Ong: “Si militarizzano i confini a scapito dell’asilo”

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Il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell'Unione europea promette di triplicare i fondi dedicati alla migrazione, ma con una chiara priorità: rafforzare il controllo delle frontiere. Delle risorse totali previste – 74 miliardi di euro per “rendere l’Europa più sicura” – ben 48 miliardi saranno destinati alla gestione dei confini e alle forze di polizia.

La proposta, presentata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, delinea un budget complessivo di 2.000 miliardi di euro da attuarsi tra il 2028 e il 2035. Una delle voci più ingenti riguarda proprio l’immigrazione, con 26 miliardi dedicati alla gestione complessiva dei flussi migratori, ma solo una parte – 14 miliardi – destinata ad accoglienza e inclusione. La maggior parte dei fondi servirà a blindare le frontiere esterne dell’Ue.

Frontex al centro del piano

L’agenzia europea di frontiera Frontex sarà una delle grandi beneficiarie della nuova strategia: 12 miliardi di euro andranno alla sua espansione, che prevede l’aumento del personale, nuove regole operative e una maggiore presenza lungo le frontiere più esposte, come quelle di Grecia, Italia e Spagna.

Accanto a questo, l’Ue punta anche a condizionare gli aiuti ai Paesi terzi in funzione del loro impegno nel contrastare la migrazione irregolare. Gli aiuti macrofinanziari potrebbero infatti essere sospesi per gli Stati che non cooperano nel bloccare le partenze, fatta eccezione per gli interventi umanitari.

Le critiche: “Una strategia fallimentare”

L’approccio ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani. Il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (Ecre) ha sottolineato come il bilancio continui a privilegiare la “gestione securitaria” a discapito dell’asilo e dell’integrazione.

La proposta rafforza la militarizzazione dei confini, un approccio fallimentare che va avanti da oltre dieci anni”, ha dichiarato Mark Akkerman del Transnational Institute e della rete Stop Wapenhandel.

Anche Chiara Catelli, project officer di Picum, ha espresso preoccupazione:

“Le risorse saranno aumentate per strumenti che hanno già sponsorizzato la sorveglianza violenta, come Frontex e il Fondo per la sicurezza interna. Stiamo parlando di fondi che sono stati collegati a ripetute violazioni dei diritti umani alle frontiere”.

Silenzio da Bruxelles

Al momento, la Commissione europea non ha risposto alle richieste di chiarimento sull’impatto a lungo termine di questi fondi. I testi legali dettagliati del Qfp devono ancora essere pubblicati, ma il messaggio politico è chiaro: l’Ue intende investire in più barriere, più pattugliamenti e più deterrenza.

In un'epoca in cui la migrazione resta una delle sfide centrali del continente, il nuovo bilancio sembra segnare una svolta definitiva verso un’Europa-fortezza, pronta a spendere miliardi per tenere fuori piuttosto che accogliere dentro.

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