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Caso Gergiev, nonostante le proteste, confermato il concerto del maestro filo-Putin

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gergiev and putin Diritti d'autore  AP
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Di Giorgia Orlandi
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Se da un lato il governatore della Campania difende l’iniziativa, dall’altro crescono le critiche per l’uso di fondi pubblici a favore di un artista considerato simbolo del soft power del Cremlino

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Nonostante l’appello di Julia Navalnaja e le polemiche politiche, resta confermato il concerto del direttore d’orchestra Valerij Gergiev alla Reggia di Caserta. Il musicista, noto per i suoi legami con Vladimir Putin, è atteso il 27 luglio nell’ambito della rassegna “Un’estate da Re”.

Il governatore della Campania sembra non cedere alle pressioni malgrado una petizione, che chiede l'annullamento del concerto e lo stop "al dilagare della propaganda russa in Europa" e alle due manifestazioni previste questo fine settimana a Roma e Milano oltre ad una terza il 27 luglio prima dello spettacolo

L’appello di Julia Navalnaja

L’intervento della vedova del dissidente russo Aleksej Navalny, che giorni fa aveva affidato alle pagine di La Repubblica un appello affinché colui che lei stessa definisce un "promotore della politica criminale di Putin” non si esibisse in Italia, sembra non avere prodotto l’effetto desiderato.

“Com’è possibile che nell’estate del 2025”, ha scritto Julija Navalnaja, “tre anni dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, Valerij Gergiev, complice di Putin e persona inclusa nelle liste delle sanzioni di diversi Paesi, sia stato improvvisamente invitato in Italia per partecipare a un festival?”

L’Italia è stata accusata di contraddirsi dalla vedova del dissidente, deceduto in un gulag nel 2024. Come può il governo italiano, che ha assunto una posizione corretta nei confronti di Putin condannando i suoi crimini, si chiede la Navalnaja, invitare Gergiev ad esibirsi in Italia?.

“Faccio un appello agli italiani”, ha concluso nel suo intervento, “siate coerenti”.

Oltre a ripercorrere l’amicizia tra i due, per la vedova di Navalny Gergiev non è solo un amico, è anche “l’ambasciatore culturale di Putin”. La sua arte, infatti, racconta un’altra storia tutta politica che usa il soft power per “normalizzare” la guerra – come dice lei – e “far uscire il regime di Putin dall’isolamento”.

Cachet da 25 mila euro

“Un’estate da Re”, la rassegna alla quale è stato invitato a partecipare Gergiev, si apre sabato 19 luglio e, da cartellone, lo spettacolo dell’Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo che dirige è ancora previsto il 27 luglio. Il festival, come si legge sul sito della Scabec – acronimo della società Campana Beni Culturali – è stato finanziato con i fondi di coesione destinati alla Regione.

Il compenso di Gergiev, secondo fonti della stessa Scabec citate da La Repubblica, corrisponderebbe a circa il 5 per cento dei 500 mila euro complessivamente stanziati.

Nonostante le polemiche, il governatore della Campania De Luca, non sembra intenzionato a fare un passo indietro e sottolinea il ruolo della cultura come ponte per la pace.

“Abbiamo accolto migliaia di cittadini dell’Ucraina. Non intendiamo accettare logiche di preclusione o di interruzione del dialogo, perché questo non aiuta la pace”, ha detto il governatore.

L’arte è arte? L’indignazione della politica

Il caso del concerto di Gergiev alla Reggia di Caserta ha acceso il dibattito sull’utilizzo dell’arte come veicolo di propaganda. Il ministro della Cultura Giuli, evidenzia il rischio che un appuntamento musicale di alto livello possa trasformarsi “in una cassa di risonanza della propaganda russa”, fatto che lui definisce “deplorevole”.

Dal Pd si levano voci contrarie e critiche verso la decisione di De Luca. Una su tutte quella della vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, che sembra intenzionata ad andare a fondo alla questione per capire quanti soldi sono stati spesi per sovvenzionare l’esibizione di Gergiev, che a suo parere dovrebbe “essere cancellata perché viola il regolamento etico della Reggia di Caserta”.

Per alcuni artisti, come Roberto Vannacci, si parla di “razzismo culturale”, mentre per Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, in un’intervista al canale televisivo La7 afferma: “L’arte è arte, va separata dalla politica, ma nella fattispecie le sue opinioni personali complicano la questione. È un grande sostenitore del regime, e il regime stesso sostiene questo artista”.

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