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Amazon spiega perché il guasto ai suoi server cloud ha messo offline gran parte di Internet

In questa foto d'archivio del 14 febbraio 2019, persone sono nell'atrio degli uffici di Amazon a New York.
In questa foto d'archivio del 14 febbraio 2019, si vedono persone in piedi nell'atrio degli uffici di Amazon a New York. Diritti d'autore  AP Photo/Mark Lenniha
Diritti d'autore AP Photo/Mark Lenniha
Di Pascale Davies
Pubblicato il
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Il guasto ai server di Amazon ha colpito circa duemila aziende, oltre otto milioni di persone hanno segnalato problemi

Amazon ha spiegato perché il suo servizio di cloud computing è andato in blackout questa settimana, mandando offline per ore piattaforme di home banking, un sito governativo, social media e servizi di consegna di cibo.

In una descrizione dettagliata pubblicata sul suo sito, Amazon web services (Aws) ha spiegato che un bug nel software di automazione ha provocato problemi a cascata.

La causa principale è stata l’impossibilità per i clienti (tra cui società come Signal) di connettersi a DynamoDB, un sistema che archivia i dati dei clienti.

Aws ha spiegato che la causa è “un difetto latente nel sistema automatizzato di gestione del Dns (Domain name system) del servizio”.

Il Dns può essere considerato l’elenco telefonico di Internet. Traduce i nomi dei siti, come www.amazon.com, in indirizzi IP leggibili dalle macchine che i computer usano per trovarsi sulla rete.

Ma il sistema di automazione Dns di Aws ha eliminato i record Dns per il suo endpoint regionale, rendendo impossibile la connessione a DynamoDB e ad altri servizi.

Il bug non si è risolto automaticamente e ha richiesto l’intervento manuale degli operatori.

I problemi hanno colpito molti servizi core di Aws nella regione della Virginia del Nord, dove Amazon ha una sede. Sebbene siano stati risolti in poche ore, l’impatto complessivo su siti e app è durato 14,5 ore. Oltre otto milioni di persone hanno segnalato disservizi.

Tra i clienti di Aws colpiti figurano Signal, Roblox, Snapchat e il sito dell’agenzia fiscale del Regno Unito. In totale, circa duemila siti sono stati interessati, secondo Downdetector, un portale che monitora le interruzioni di Internet.

L’incidente ha spinto gli esperti di tecnologia a evidenziare la dipendenza eccessiva dell’Europa da un unico servizio cloud straniero e le ambizioni del continente per sviluppare questa tecnologia.

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