Sono necessari i due terzi dei voti espressi dagli eurodeputati per costringere la presidente e i commissari a dimettersi, cosa è accaduta solo una volta nella storia dell'Unione europea
Una mozione di censura contro la Commissione europea è stata presentata al Parlamento europeo e sarà discussa e votata la prossima settimana. Il dibattito si terrà lunedì 7 luglio e il voto giovedì 10.
Sono necessari almeno due terzi dei voti espressi in Parlamento, che rappresentino almeno la maggioranza di tutti i suoi membri (360), per adottare una mozione di censura, un voto di sfiducia che farebbe cadere la presidente Ursula von der Leyen e spazzerebbe via con lei l'intera Commissione.
Come funziona la mozione di censura nel Parlamento Ue
Una mozione di censura può essere presentata se un deputato su dieci appoggia la richiesta. Una volta che le firme sono state verificate e convalidate dai servizi del Parlamento, il presidente deve informare immediatamente i deputati, secondo il regolamento del Parlamento.
La discussione in plenaria sulla richiesta di dimissioni deve essere programmata almeno 24 ore dopo l'annuncio e la votazione sulla questione deve avvenire almeno 48 ore dopo l'inizio del dibattito. Il dibattito e la votazione devono avvenire al più tardi durante la sessione plenaria successiva alla presentazione della mozione.
Tutti gli eurodeputati che hanno firmato la mozione potrebbero in teoria ritirare il loro sostegno in seguito, e se la soglia di un decimo degli eurodeputati a supporto non è più raggiunta, il processo si arresta.
La sessione di voto si svolge per appello nominale, il che significa che ogni deputato voterà in maniera pubblica. Affinché la mozione di censura venga adottata, è necessario che siano favorevoli almeno i due terzi dei voti espressi, pari almeno alla maggioranza di tutti gli eurodeputati.
Come si schierano i gruppi politici europei
La mozione ha poche possibilità di essere approvata, come ha ammesso anche lo stesso eurodeputato promotore, il conservatore rumeno Gheorghe Piperea in un’intervista a Euronews.
I gruppi del Partito popolare europeo, Renew Europe e Verdi/Allenza libera per l'Europa hanno già annunciato il voto contrario. I Patrioti per l'Europa voteranno a favore, mentre il gruppo dei Coservatori e riformisti europei (a cui appartengono la maggioranza dei 77 firmatari) è diviso: polacchi e rumeni favorevoli a rovesciare la Commissione, italiani contrari, per difendere la posizione di Raffaele Fitto.
"La mozione verrà bocciata: ne sono sicuro, perché la maggioranza è ancora con von der Leyen. E anche se all’interno di questa maggioranza c’è molto malcontento nei confronti di von der Leyen, per il momento non la costringeranno a dimettersi", dice Piperea.
Tuttavia, il deputato spera che l’iniziativa possa “aprire il vaso di Pandora”, incoraggiando la presentazione di ulteriori mozioni di censura nei prossimi mesi. "È importante che ci sia questo processo democratico, per forzare un dibattito di questo tipo. Anche se la mia mozione non avrà successo, probabilmente ce ne saranno altre in futuro che riusciranno", ha aggiunto.
La mozione di censura si basa su tre accuse principali. La prima riguarda gli SMS scambiati tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla durante le trattative per i vaccini anti-Covid.
"La Corte di giustizia dell’UE a Lussemburgo ha dichiarato che la Commissione europea dovrebbe rendere pubblici quegli SMS [...] La Commissione ha respinto la richiesta. Si tratta della separazione dei poteri in una democrazia: se non si accetta una decisione della giustizia, significa violare lo stato di diritto", sostiene Piperea.
Le altre accuse includono presunte irregolarità nell’uso dei fondi post-pandemici e un presunto tentativo da parte della Commissione europea di promuovere le proprie politiche ambientali finanziando Ong affinché facessero lobbying sugli eurodeputati: accuse entrambe respinte dalla Commissione.
Nove tentativi di censura nel Parlamento Ue in passato, solo una dimissione
Ci sono stati nove precedenti tentativi da parte degli eurodeputati di rovesciare la Commissione europea.
Nel 1990 il gruppo della destra europea tentò di costringere la Commissione a dimettersi a causa della politica agricola, ma fallì ottenendo solo 16 voti a favore e 243 contrari.
Il tentativo più recente ha avuto luogo nel novembre 2014, contro la Commissione guidata dal presidente lussemburghese Jean-Claude Juncker. È stato avviato dal gruppo politico euroscettico Europa della libertà e della democrazia diretta, in risposta allo scandalo finanziario "Luxembourg Leaks", che ha portato alla luce il controverso regime fiscale del Paese. Solo 101 eurodeputati su 670 hanno votato a favore, ben al di sotto della soglia richiesta.
Altri tentativi si sono concentrati su questioni come il bilancio dell'Ue, l'impatto dell'encefalopatia spongiforme bovina in Europa e la gestione di Eurostat, l'ufficio statistico della Commissione.
Solo una volta nella storia una mozione di censura ha portato alle dimissioni di una Commissione, e ciò è avvenuto senza un voto formale in sessione plenaria.
Nel marzo 1999, la Commissione guidata dal presidente lussemburghese Jacques Santer si è dimessa in seguito ad accuse di frode e problemi di trasparenza, anticipando il voto formale del Parlamento. Ciò nonostante la Commissione fosse sopravvissuta a tre distinte mozioni su altri argomenti negli anni precedenti.