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L'Ue importa più gas naturale liquefatto e meno da gasdotti. Per il clima è una brutta notizia

La nave per il trasporto di gas Helles Diana a Mukran, in Germania, nell'agosto del 2024
La nave per il trasporto di gas Helles Diana a Mukran, in Germania, nell'agosto del 2024 Diritti d'autore  Stefan Sauer/(c) Copyright 2024, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
Diritti d'autore Stefan Sauer/(c) Copyright 2024, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
Di Alessio Dell'Anna & Mert Can Yilmaz
Pubblicato il
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Il Gnl, gas naturale liquefatto, impone maggiori emissioni rispetto a quello che arriva attraverso i gasdotti, principalmente per via dei processi di liquefazione, trasporto e rigassificazione

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Il primo trimestre del 2025 ha fatto registrare un cambiamento significativo nelle importazioni di gas dell'Ue. Per la prima volta, il blocco sembra importare più gas naturale liquefatto (Gnl) che attraverso i gasdotti: 8,4 milioni contro 8,2 milioni di tonnellate, secondo i dati Eurostat.

La quantità di importazioni di Gnl è cresciuta infatti del 12 per cento rispetto al primo trimestre del 2024, il che ha comportato anche un forte aumento della spesa connessa: +45 per cento, per un totale di 5,3 miliardi di euro.

Questa dinamica è stata determinata dalla recente espansione o riattivazione di impianti di rigassificazione di Gnl in Paesi come Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Croazia, Italia, Belgio e Grecia a seguito dell'invasione dell'Ucraina nel 2022.

Più costoso e discutibile dal punto di vista climatico: il lato oscuro del Gnl

Il Gnl comporta però costi operativi iniziali più elevati perché deve essere congelato a -162°C per essere trasportato, diventando 600 volte più piccolo in volume prima di essere rigassificato.

Inoltre, il trasporto richiede camion o navi da carico appositamente attrezzati, che hanno un impatto ambientale e climatico nettamente maggiore rispetto ai comuni gasdotti. Uno studio della Cornell University di New York ha calcolato che l'impatto in termini di emissioni di CO2 del Gnl è del 33 per cento più alta rispetto perfino al carbone. Ovvero al combustibile fossile in assoluto più dannoso per il clima.

"Le emissioni di metano e anidride carbonica rilasciate durante l'estrazione, la lavorazione, il trasporto e lo stoccaggio del Gnl rappresentano circa la metà dell'impronta totale di gas ad effetto serra", afferma l'autore dello studio, Robert Howarth. Rispetto al gas che arriva attraverso le pipeline, l'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) conferma che il Gnl presenta un impatto del 67 per cento più pesante.

Tuttavia, la stessa Iea ritiene che ci sia margine per ridurre le emissioni del 60 per cento, agendo sulle perdite, sulla pratica del flaring, e sfruttando le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (che però sono ancora agli albori e poco diffuse).

Flaring di gas in un impianto presente in Camerun
Flaring di gas in un impianto presente in Camerun AP/Martha Irvine

Perché l'Ue è stata costretta a ricorrere al Gnl

Il Gnl è una risorsa estremamente flessibile, grazie alla possibilità di sottoscrivere contratti a breve termine, che consentono di adeguarsi più rapidamente alla volatilità del mercato. Il fatto che l'importazione non necessiti di gasdotti la rende anche più al riparo da problemi logistici come danni alle infrastrutture o blocchi, mitigando l'impatto degli shock geopolitici.

L'Ue importava molto gas naturale dalla Russia proprio attraverso i gasdotti, ma la situazione è cambiata drasticamente l'avvio della guerra in Ucraina.

In primo luogo, Mosca ha chiuso il suo gasdotto Nord Stream 1 verso l'Europa, che in seguito è stato gravemente danneggiato in un sabotaggio sottomarino da parte di ignoti, insieme al Nord Stream 2 (che non è mai stato lanciato). Inoltre, il gas russo che arriva in Europa non passa praticamente più attraverso l'Ucraina, poiché Kiev non ha rinnovato i contratti di transito necessari.

Il sabotaggio della pipeline Nord 2 Stream nel settembre del 2022
Il sabotaggio della pipeline Nord 2 Stream nel settembre del 2022 Swedish Coast Guard via AP

La Russia rimane il secondo fornitore di Gnl dell'Ue dopo gli Usa

La quota del gas naturale russo sul totale delle importazioni energetiche dell'Ue è dunque diminuita drasticamente: un calo dal 41 per cento nel 2021 a circa il 18 per cento del 2024, secondo i dati della Commissione europea. Così, l'Europa, ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili, si è vista costretta a orientarsi verso il Gnl.

Nel 2025, gli Stati Uniti continueranno a rappresentare il principale partner dell'Ue per il gas naturale liquefatto, con poco più della metà di tutte le importazioni in termini di valore (50,7 per cento), seguiti dalla Russia (17 per cento) e dal Qatar (10,8 per cento).

Le importazioni dalla Russia, tuttavia, sono ancora rilevanti e l'Ue non può permettersi di tagliarle completamente. I Paesi membri hanno optato per misure collaterali come il divieto di futuri investimenti in progetti di Gnl in Russia, lo stop all'uso di porti europei per il trasbordo del Gnl russo e il divieto di fornire beni, tecnologie e servizi.

Soldati algerini vigilano su un impianto per lo sfruttamento del gas a Ain Amenas, nel 2013
Soldati algerini vigilano su un impianto per lo sfruttamento del gas a Ain Amenas, nel 2013 AP

Di recente, l'Ue ha fissato al 2027 la scadenza per l'interruzione di tutte le importazioni di energia russa, compreso il Gnl. Indipendentemente dal fatto che la rispetterà o meno, gli Stati membri si stanno affrettando a diversificare i loro partner per il gas, incrementando in primo luogo le importazioni via gasdotto dalla Norvegia - che vende all'Ue oltre la metà delle sue importazioni di gas naturale - dall'Azerbaigian e dall'Algeria.

La Germania sostiene l'accordo di estrazione con i Paesi Bassi

"I prezzi dell'energia sono più alti nell'Ue rispetto alla maggior parte delle altre economie industrializzate, il che rappresenta una sfida fondamentale per la competitività", si legge in un recente rapporto di Bruegel. Paesi come la Germania e la Romania stanno rispondendo lanciando piani per incrementare l'estrazione di gas.

Mercoledì scorso, Berlino ha appoggiato un accordo transfrontaliero con i Paesi Bassi per lo sfruttamento di giacimenti nel Mare del Nord. Bucarest sta invece puntando sul Mar Nero con un progetto ambizioso chiamato Neptun Deep. Si tratta del più grande progetto energetico della Romania degli ultimi due decenni e dovrebbe diventare operativo nel 2027, per sfruttare le riserve di gas stimate in 100 miliardi di metri cubi. Il che però ci allontana dagli obiettivi mondiali in termini di contenimento del riscaldamento globale.

Nel primo trimestre del 2025, l'Ue ha speso il 19 per cento in più per le importazioni di gas naturale rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sebbene abbia acquistato il 12 per cento in meno in termini di quantità. Per quanto riguarda tutte le importazioni di energia, Eurostat rileva che i costi "sono aumentati leggermente dello 0,3 per cento, mentre il volume è diminuito del 3,9 per cento".

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