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"Eterni inquinanti", Pfas nell’acqua: Bruxelles lancia maxi piano di bonifica

Lago di Eutin, Germania settentrionale, venerdì 25 ottobre 2024.
Lago di Eutin, Germania settentrionale, venerdì 25 ottobre 2024. Diritti d'autore  Michael Probst/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Michael Probst/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Di Amandine Hess
Pubblicato il
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La Commissione europea avvia una strategia per bonificare le acque contaminate dai Pfas, con un piano pubblico-privato. Previsti investimenti miliardari e l’applicazione del principio “chi inquina paga”

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Mercoledì, la Commissione europea ha ufficialmente adottato la Strategia europea di resilienza idrica, un piano di intervento ambizioso che punta a risanare le risorse idriche del continente, sempre più compromesse dalla presenza di sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas).

Si tratta di un’iniziativa storica che prevede l’avvio di un vasto programma di bonifica attraverso la creazione di un partenariato pubblico-privato, con l’obiettivo di ripristinare il ciclo dell’acqua e garantire acqua pulita e accessibile a tutti i cittadini europei.

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), la situazione è allarmante: nel 2022, il 59 per cento dei fiumi monitorati, il 35 per cento dei laghi e il 73 per cento delle acque costiere ha superato i limiti di sicurezza ambientale per il Pfos, uno dei composti più noti tra i Pfas.

Attualmente, solo il 37 per cento delle acque superficiali europee può essere considerato in buono stato ecologico, e appena il 29 per cento ha raggiunto una qualità chimica soddisfacente. Un quadro che ha reso urgente un intervento di scala continentale.

Gli “inquinanti eterni” minacciano salute e ambiente

I Pfas sono noti come “inquinanti eterni” per la loro estrema resistenza alla degradazione nell’ambiente. Utilizzati da decenni per la loro capacità di rendere i materiali antiaderenti, impermeabili e resistenti al calore, questi composti chimici si trovano ancora oggi in una vasta gamma di prodotti quotidiani: padelle, schiume antincendio, cosmetici, imballaggi alimentari e persino dispositivi medici.

I danni causati dai PfasS alla salute pubblica sono considerevoli. Alcune varianti sono state classificate come cancerogene, e il loro impatto sanitario viene stimato tra i 52 e gli 84 miliardi di euro all’anno. Nonostante l’evidenza scientifica e le richieste delle organizzazioni ambientaliste, che spingono per un divieto totale alla fonte, la Commissione ha scelto una strada più graduale, scatenando le critiche delle Ong.

“Ci aspettavamo una maggiore ambizione nel ridurre l’inquinamento alla fonte,” ha dichiarato Angeliki Lyssimachou di Pan Europe. Il vero nodo, però, resta l’impossibilità tecnica di eliminare tutti i Pfas dal mercato. “Abbiamo bisogno di queste sostanze per prodotti fondamentali, come gli inalatori medici o per la produzione di semiconduttori”, ha spiegato la Commissaria europea per l’Ambiente Jessika Roswall, sottolineando la complessità della transizione.

Bonificare i Pfas è costoso e tecnicamente complesso

La bonifica delle acque contaminate dai Pfas si presenta come una sfida enorme sia sotto il profilo tecnico sia economico. Secondo la Commissione, il costo della decontaminazione potrebbe variare tra i 5 e i 100 miliardi di euro all’anno.

In alcuni casi, come per il Tfa (acido trifluoroacetico), la rimozione richiede tecnologie avanzate e ad alto consumo energetico. “Si tratta di processi che prevedono l’estrazione completa dei minerali dall’acqua, seguita da un reintegro artificiale. Questo porta a una perdita significativa di acqua e a un aumento del consumo energetico,” ha aggiunto Lyssimachou.

Proprio per questo, Bruxelles intende applicare il principio "chi inquina paga", limitando i finanziamenti pubblici solo ai siti in cui non è possibile individuare i responsabili dell’inquinamento. L’idea è quella di coinvolgere il settore privato nei costi e nelle responsabilità, attraverso uno schema di partenariato che possa unire risorse economiche, tecnologie innovative e know-how industriale.

La strategia per la resilienza idrica

La Strategia europea di resilienza idrica non si limita alla bonifica dei Pfas. Il piano d’azione punta a rendere sostenibile l’intero sistema idrico europeo, con interventi che includono la modernizzazione delle infrastrutture, il sostegno alla digitalizzazione attraverso il programma Copernicus per l’osservazione satellitare della Terra, e investimenti in innovazione tecnologica.

Uno dei pilastri sarà anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, con il lancio di campagne educative e dibattiti pubblici sul valore dell’acqua come bene comune.

Attualmente, il 34 per cento del territorio dell’Unione europea è interessato da carenze idriche, aggravate dagli eventi climatici estremi come siccità e inondazioni sempre più frequenti.

“L’acqua è vita,” ha dichiarato la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Dobbiamo agire ora per proteggere questa risorsa. La resilienza idrica è fondamentale per la salute dei cittadini, l’agricoltura, l’ambiente e l’economia. Questa strategia definisce il percorso verso un futuro sostenibile, intelligente e competitivo per l’Europa.”

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