Dopo la telefonata tra Trump e Putin, gli ucraini restano pessimisti: nessun progresso sulla pace, e cresce la pressione internazionale su Mosca
La tanto attesa conversazione telefonica tra Donald Trump e Vladimir Putin si è conclusa senza alcun progresso significativo verso un accordo di pace in Ucraina.
Nonostante il presidente americano abbia definito la chiamata "molto buona", le dichiarazioni ufficiali non hanno segnalato alcuna svolta concreta. Gli ucraini, in particolare i residenti di Kiev, si dicono sempre più scettici sulle prospettive di un cessate il fuoco a breve termine.
"Sarà possibile parlare di pace solo in autunno, non ora", ha dichiarato un cittadino intervistato da Euronews, spiegando che Mosca intende guadagnare tempo logorando ulteriormente la resistenza ucraina.
Negoziare troppo tardi: cresce la frustrazione
La frustrazione è palpabile tra gli ucraini. Alcuni residenti di Kiev hanno espresso rabbia per il ritardo nei colloqui tra i due leader. Secondo loro, Trump avrebbe dovuto incontrare Putin subito dopo il suo insediamento a gennaio, invece di aspettare fino a maggio per una telefonata senza esiti.
Nel suo post su Truth Social, Trump ha dichiarato che i colloqui per il cessate il fuoco inizieranno “immediatamente”, ma al momento non esistono indicazioni ufficiali su quando e come questi negoziati prenderanno forma.
Il fallimento dei colloqui di Istanbul
La telefonata tra Trump e Putin è arrivata pochi giorni dopo il fallimento del vertice di Istanbul, il primo incontro diretto tra delegazioni ucraine e russe dall’inizio dell’invasione su larga scala nel 2022. Putin ha rifiutato l'invito di Zelensky a un faccia a faccia, inviando al suo posto rappresentanti di basso profilo.
Nonostante le due parti abbiano concordato lo scambio di 1.000 prigionieri ciascuna, il vero obiettivo — un cessate il fuoco di 30 giorni — non è stato raggiunto. Gli Stati Uniti avevano proposto e sostenuto la tregua, ma la Russia ha posto condizioni considerate inaccettabili da Kiev.
Zelensky respinge le richieste russe: “Non ritireremo le truppe”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che il Cremlino utilizza gli appelli alla Casa Bianca come “distrazione tattica”. Il governo russo continua a chiedere il ritiro delle forze ucraine da quattro regioni parzialmente occupate: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson.
“L’Ucraina non ritirerà le sue truppe dai propri territori”, ha affermato Zelensky, ribadendo la posizione di totale resistenza alle concessioni territoriali. Le sue parole riflettono un sentimento diffuso tra la popolazione ucraina, che vede ogni concessione come una sconfitta strategica.
La Germania e l’Ue puntano il dito contro Mosca
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha accusato la Russia di voler semplicemente dilatare i tempi piuttosto che impegnarsi realmente in negoziati di pace. “Putin non cerca il cessate il fuoco, ma solo il vantaggio strategico”, ha detto Pistorius ai media europei.
Anche l’Unione europea si è espressa con fermezza: Bruxelles sta preparando un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, volto ad aumentare la pressione affinché il Cremlino accetti una tregua incondizionata. Al contrario, gli Stati Uniti — nonostante le parole di Trump — non sembrano al momento intenzionati a seguire la stessa linea sanzionatoria.