La Commissione europea ha proposto una revisione del concetto di "Paese terzo sicuro", aprendo la strada ad accordi simili al partenariato per l'asilo tra Regno Unito e Ruanda
I Paesi dell'Unione europea potranno respingere le domande di asilo senza valutarle e trasferire i richiedenti asilo in Paesi lontani, grazie a una modifica del concetto di "Paese terzo sicuro" proposta dalla Commissione europea.
Secondo la proposta, i cittadini stranieri che richiedono asilo potrebbero essere trasferiti più facilmente in un Paese considerato "sicuro", dove dovrebbero richiedere protezione internazionale, in una dinamica del tutto simile al piano di deportazione del Regno Unito in Ruanda, giudicata illegittima dalla Corte Suprema britannica.
Come cambiano i criteri per definire i "Paesi terzi sicuri"
Le autorità degli Stati membri possono già ora trasferire i richiedenti asilo in un "Paese terzo sicuro", se questo Paese li accetta e se vengono rispettati alcuni criteri.
Secondo la legislazione europea, un Paese terzo sicuro è un Paese non appartenente all'Ue in cui una persona richiedente protezione internazionale riceve determinate garanzie secondo "standard internazionali" ben definiti.
Le garanzie includono la protezione dei richiedenti asilo da persecuzioni e danni gravi, il rispetto del principio di non respingimento, la possibilità di ricevere una protezione concreta ai sensi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e la possibilità di accedere a un sistema di asilo funzionante, con la concessione di permessi di studio e di lavoro oltre ai diritti di soggiorno.
Un buon esempio dell'applicazione del "Paese terzo sicuro" nell'ambito della legislazione vigente è la dichiarazione Ue-Turchia del 2016: un accordo che consente ai Paesi dell'Ue (in particolare alla Grecia) di trasferire i richiedenti asilo in territorio turco.
Non più obbligatorio stabilire collegamento tra richiedente asilo e Paese terzo
Finora però era richiesta una qualche forma di collegamento tra il richiedente e il Paese terzo, come un precedente soggiorno o la presenza di alcuni membri della famiglia in quel Paese, affinché il trasferimento fosse legittimo. La Commissione ha proposto ora di cambiare questa situazione, concedendo "maggiore flessibilità" agli Stati membri nel determinare la definizione "Paese terzo sicuro".
Non sarà più obbligatorio stabilire un collegamento tra il richiedente asilo e il Paese terzo sicuro, ma gli Stati membri potranno designare come sicuri i Paesi attraverso i quali il richiedente asilo ha viaggiato durante il suo percorso verso l'Europa.
Potranno inoltre designare come sicuro qualunque altro Paese con cui hanno stipulato un accordo, sempre che rispetti le garanzie dei Paesi sicuri. Basterà notificare alla Commissione tale accordo, mentre non è previsto un elenco europeo di "Paesi terzi sicuri". In pratica, ciò significa che un richiedente asilo potrebbe finire praticamente ovunque, e lontano dal suo Paese d'origine o da qualsiasi Paese con cui ha un qualsiasi tipo di legame. Questa ultima possibilità non si applica tuttavia ai minori.
La Commissione propone inoltre che i ricorsi presentati dai richiedenti asilo contro le decisioni basate sul concetto di Paese terzo sicuro non avranno più l'effetto di sospenderne iltrasferimento. I richiedenti il cui ricorso sia stato accolto potranno invece tornare nello Stato membro da cui sono stati trasferiti per presentare la propria domanda.
La questione delle migrazioni divide l'Ue
La legislazione è una "modifica mirata" del regolamento sulle procedure d'asilo approvato durante la scorsa legislatura, come parte della grande riforma della politica migratoria dell'Ue, il Patto migrazioni e asilo.
"Anche i Paesi terzi sicuri devono fare la loro parte", ha dichiarato un funzionario dell'Ue durante un briefing tecnico sulla questione.
Al momento, solo cinque dei 27 Stati membri dell'Ue hanno elaborato un elenco di Paesi terzi sicuri, la maggior parte dei quali si trova in Europa. Ma l'alleggerimento delle regole potrebbe aumentare il numero, soprattutto se i Paesi terzi si accordano per accettare accordi di trasferimento.
La proposta passa ora a Consiglio e Parlamento, che adotteranno le rispettive posizioni sulle modifiche previste. Successivamente, insieme alla Commissione europea, le tre istituzioni lavoreranno per concordare un testo comune.
Il Partito popolare europeo, il gruppo più numeroso dell'europarlamento, ha dichiarato che la proposta "invia il giusto messaggio" e "rappresenta un passo fondamentale verso la creazione di un sistema di asilo efficiente, gestibile ed equo", secondo un comunicato stampa dell'eurodeputata tedesca Lena Düpont, portavoce del gruppo per le questioni migratorie.
Amnesty International: rischio di "declassare i diritti delle persone e detenzione arbitraria"
Si prevede una maggiore opposizione da parte dell'ala sinistra del Parlamento europeo. I socialisti e i democratici, i Verdi/Ale e il gruppo della Sinistra sono tradizionalmente contrari a regole più severe sulla migrazione.
Anche le Ong sono molto scettiche sulla proposta. "Questa revisione non farebbe altro che indebolire ulteriormente l'accesso all'asilo in Europa, declassare i diritti delle persone e aumentare il rischio di respingimento e di detenzione arbitraria diffusa nei Paesi terzi", ha dichiarato Olivia Sundberg Diez, avvocato di Amnesty International per la migrazione e l'asilo.
La Commissione non ha condotto una valutazione d'impatto formale per la proposta, ma ha svolto un'ampia consultazione tra gli Stati membri, il Parlamento, l'Unhcr e le parti interessate della società civile, i cui risultati sono presentati in un documento di lavoro allegato alla proposta.