Dopo i casi registrati in Germania all'inizio di quest'anno e in Ungheria qualche settimana fa, la Slovacchia sta affrontando un'importante epidemia di afta epizootica. L'UE è adeguatamente preparata a combattere questo virus estremamente contagioso che sta terrorizzando alcune aziende zootecniche?
L'afta epizootica è una malattia virale che colpisce principalmente bovini, ovini, caprini e suini. La malattia non costituisce una minaccia per la salute umana, ma gli animali infetti soffrono molto e la loro produzione di latte o carne si riduce. La maggior parte degli animali sopravvive all'infezione, ma può essere portatrice del virus altamente contagioso per molto tempo: da qui la necessità di contenere subito i focolai attraverso la quarantena e l'abbattimento degli animali infetti e sani.
L'UE dispone di un ampio quadro normativo per il controllo dei focolai, comprese le restrizioni commerciali sugli animali sensibili e sui loro prodotti. Tutti gli Stati membri sono obbligati ad avere piani di emergenza. I laboratori statali all'avanguardia devono collaborare col Laboratorio di riferimento dell'UE affinché gli esperti possano contribuire a definire le migliori misure di emergenza per ogni focolaio. Gli abbattimenti e le conseguenti restrizioni commerciali causano spesso gravi perdite economiche nel settore agricolo e zootecnico. Gli Stati membri colpiti possono richiedere fondi di compensazione dell'UE, che verranno erogati dopo aver calcolato i costi totali sostenuti dagli agricoltori e dalla catena di approvvigionamento del settore.
In Slovacchia, il virus dell'afta epizootica è stato finora individuato in almeno sei allevamenti e sono stati già abbattuti tra i 6.000 e i 7.000 animali. Centinaia di allevamenti sono sotto stretta sorveglianza e sottoposti a disinfezione.
Appena fuori dal perimetro dell'area colpita, l'azienda casearia Agrocontract Mikulas è stata finora risparmiata dalla malattia. Ma l’eventuale rilevamento anche di un solo virus all'interno significherebbe il sacrificio dei suoi 6.000 animali, tra cui 3.000 mucche da latte. Ogni anno l'azienda produce circa 35 milioni di litri di latte. Dà lavoro a 200 dipendenti ed è un'importante fonte di impiego in questa zona prevalentemente rurale della Slovacchia.
L'accesso è limitato. I lavoratori e i macchinari che entrano sono soggetti a rigorose procedure di disinfezione.
"Nebulizziamo le ruote di tutti i camion. I dipendenti che arrivano devono attraversare una zona pulita e una sporca e si fanno la doccia un paio di volte al giorno", spiega l'agricoltore e proprietario dell'azienda agricola Martin Zahumenský. "È molto stressante. Ogni volta che ricevo una chiamata da [un'altra] azienda agricola, ci aspettiamo brutte notizie e, a dire il vero, non riesco a dormire bene. Siamo molto preoccupati per l'attività."
La sua attività agricola comprende 5.500 ettari di campi in cui si coltivano mais, soia e grano, principalmente per nutrire le mucche da latte, pilastro di tutta la sua attività agroalimentare.
L'azienda zootecnica è un'impresa a conduzione familiare fondata 30 anni fa dal padre di Martin. Ha osservato con crescente ansia come il virus abbia distrutto altri allevamenti della regione.
"Mi dispiace molto per chi è stato colpito", afferma Marian Zahumenský, agricoltore e CEO dell'azienda. "Uno degli allevamenti colpiti fa parte della nostra stessa associazione di allevatori; lavoriamo a stretto contatto. Posso immaginare la tragedia che li ha colpiti; mi immedesimo totalmente in chi ha costruito e curato il proprio allevamento. Si parla di uno sforzo enorme, frutto di anni di lavoro."
"Tutti gli allevatori sono colpiti economicamente dalla situazione attuale, perché devono spendere molti soldi per la disinfezione e per misure di biosicurezza di ogni tipo", spiega Martin. "Quindi, in primo luogo, il governo dovrebbe rimborsarli e aiutarli a coprire questi costi. E nel caso di allevamenti in cui è stato necessario abbattere tutti gli animali, devono rimborsare queste perdite molto rapidamente, perché senza... l'aiuto del governo, senza l'aiuto dell'Unione europea, queste aziende non riusciranno a ripartire."
Nel tentativo di contenere la diffusione del virus dell'afta epizootica, sono stati chiusi alcuni valichi di frontiera tra Austria e Ungheria. Altri, tra la Slovacchia e le vicine Ungheria e Repubblica Ceca, sono attentamente controllati.
Dall'inizio della crisi, l'Istituto Veterinario di Stato di Olomouc, nella Repubblica Ceca, riceve due volte alla settimana campioni di latte da 57 aziende casearie della zona colpita in Slovacchia.
Queste analisi sono fondamentali per controllare la potenziale diffusione della malattia nell'UE.
Il virus è disastroso per gli animali e la produzione zootecnica, ma normalmente non colpisce le persone, insiste il direttore del laboratorio: "Il latte sottoposto a pastorizzazione e la carne sottoposta al processo di frollatura, soprattutto se successivamente trattata termicamente, sono sicuri e non mettono in pericolo la salute dei consumatori", spiega Jan Bardoň.
L'Europa è adeguatamente preparata a prevenire la diffusione del virus in un contesto di mercato comune e confini aperti?
"La cooperazione europea è a un livello molto buono", risponde Bardoň. "Esiste un sistema di allarme rapido che informa immediatamente le autorità veterinarie di ogni Stato membro. Esiste un'unica strategia di prevenzione all'interno dell'UE, ma ogni Paese deve adattarla alle proprie specifiche condizioni geografiche o climatiche, alle risorse locali o alle caratteristiche dell'allevamento. È diverso se si parla, ad esempio, di un allevamento con 10.000 bovini o di un allevamento con cinque mucche."
La Commissione europea ha ricordato agli Stati membri colpiti che le misure di emergenza devono essere costantemente adattate all'evoluzione della situazione epidemiologica.