Il politico ultranazionalista romeno è stato prelevato dalla polizia per essere interrogato su false fonti di finanziamento e false informazioni nella sua ultima campagna elettorale. I suoi sostenitori protestano fuori dalla Procura
Le autorità romene hanno aperto un'indagine contro il politico ultranazionalista romeno e candidato alle elezioni presidenziali del 2024 Călin Georgescu.
I capi d'accusa nei suoi confronti sono almeno sei, tra cui istigazione ad azioni contro l'ordine costituzionale, comunicazione di false informazioni, false dichiarazioni finanziarie in forma continuativa, promozione in pubblico del culto di persone colpevoli di crimini di genocidio e crimini di guerra, costituzione o sostegno a un'organizzazione di carattere fascista, razzista, xenofoba o antisemita.
Le accuse riguardano anche il suo sostegno ai simpatizzanti della Guardia di Ferro, un movimento e partito politico romeno fascista e antisemita nato in Romania tra le due guerre mondiali e in seguito bandito. La Procura ha confermato che le indagini riguardano anche reati come inosservanza del regime di armi e munizioni e istigazione pubblica.
Secondo le fonti di Euronews Romania, Georgescu è stato posto sotto controllo giudiziario per 60 giorni. Durante questo lasso di tempo l'ex candidato non potrà lasciare il Paese e di creare nuovi account sui social media oltre a quelli che già possiede.
L'interrogatorio a sorpresa di Georgescu
L'indagine è stata annunciata subito dopo l'interrogatorio a sorpresa del politico, prelevato mercoledì da agenti di polizia durante un controllo stradale e portato in Procura.
Secondo quanto si legge in una dichiarazione rilasciata dal suo team su Facebook, Georgescu si stava recando a depositare la sua candidatura presidenziale quando è stato fermato nel traffico di Bucarest.
"Circa 30 minuti fa, il sistema lo ha fermato nel traffico per essere interrogato dalla Procura generale. Dov'è la democrazia, dove sono i partner che devono difendere la democrazia?", si legge nel post. Georgescu ha infatti affermato che tutto è finalizzato a bloccare la sua candidatura alle prossime elezioni, che si terranno il 4 maggio.
Inizialmente i media locali avevano riferito che i procuratori volevano interrogarlo nell'ambito di un'indagine riguardo le "zero spese" dichiarate dal candidato indipendente per la sua campagna elettorale.
Circa duecento sostenitori del Partito dei giovani di estrema destra (Pot), che si è scisso da un altro partito di estrema destra, l'Aur, ed è tra i sostenitori più accesi di Georgescu, si sono riuniti per protestare davanti alla Procura generale.
Indagate a vario titolo altre 27 persone
Il suo interrogatorio fa parte di un'ampia azione di polizia a livello nazionale che ha colpito un totale di 27 persone, indagate per una serie di reati tra cui azioni anticostituzionali, possesso di armi illegali, istigazione al razzismo, al fascismo e alla xenofobia e "promozione di un culto della personalità accusato di genocidio e crimini di guerra".
Le forze dell'ordine avrebbero effettuato 47 perquisizioni in cinque diverse contee romene, a iniziare dalle abitazioni di diversi stretti collaboratori di Georgescu.
La retata a tappeto ha coinvolto anche Horațiu Potra, un mercenario precedentemente legato a Georgescu.
Potra, proprietario di una società militare privata ed ex mercenario della Legione straniera francese, è stato arrestato a metà dicembre con l'accusa di aver pianificato proteste su larga scala a favore di Georgescu.
L'uomo è stato indagato con l'accusa di detenzione di armi e munizioni e di incitamento pubblico a raduni illegali, ma alla fine è stato rilasciato.
Il candidato preferito da Russia e Stati Uniti
Georgescu si è imposto a sorpresa al primo turno delle elezioni presidenziali romene di dicembre, che la Corte costituzionale del Paese ha annullato in seguito alla declassificazione di rapporti di intelligence che mostravano il coinvolgimento della Russia in una campagna d'influenza gli elettori attraverso i social media per sostenere il candidato di estrema destra e filorusso.
Negli ultimi tempi, la politica romena è improvvisamente salita alla ribalta tra i principali alleati del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: il suo vicepresidente J.D. Vance, Elon Musk e Donald Trump Jr hanno tutti appoggiato Georgescu o criticato Bucarest per aver annullato il voto di dicembre.
Elon Musk non ha infatti perso occasione di commentare gli sviluppi su X: "Hanno appena arrestato la persona che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni presidenziali rumene. Questo non è normale".