La prossima settimana si voterà per il rinnovo delle sanzioni, ma il premier ungherese potrebbe bloccarle, una mossa che sconvolgerebbe la politica del blocco nei confronti di Mosca
Diplomatici e funzionari di Bruxelles sono con il fiato sospeso in attesa di scoprire se la retorica sempre più critica di Viktor Orbán contro le sanzioni dell'Ue si tradurrà la prossima settimana in un veto che potrebbe sconvolgere la linea politica nei confronti della Russia.
Dal febbraio 2022, Bruxelles ha introdotto ampi divieti sul commercio con la Russia nei settori, tra gli altri, dell'energia, della tecnologia, della finanza, dei beni di lusso, dei trasporti e della radiodiffusione.
Ha anche congelato 210 miliardi di euro di attività detenute dalla banca centrale russa all'interno dell'Ue, che sono state utilizzate per sostenere un prestito multimiliardario per Kiev.
Tutti questi elementi potrebbero presto essere messi in discussione. Le restrizioni, progettate per paralizzare la capacità di Mosca di finanziare la sua invasione su larga scala dell'Ucraina, devono essere prorogate ogni sei mesi all'unanimità e la prossima scadenza è il 31 gennaio.
Negli ultimi giorni, Orbán e i suoi deputati hanno inasprito le critiche contro il regime di sanzioni, sostenendo che l'insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vuole negoziare con la Russia di Vladimir Putin, impone al blocco di rivedere la sua posizione di lunga data.
"La questione dell'estensione delle sanzioni è ora all'ordine del giorno e ho tirato il freno a mano chiedendo ai leader europei di capire che non si può continuare così", ha dichiarato il primo ministro ungherese in un'intervista radiofonica venerdì mattina.
Uno dei suoi ministri, Gergely Gulyás, ha messo apertamente in discussione il rinnovo semestrale. "Finora tutti hanno visto l'estensione delle sanzioni come automatica, ma noi non pensiamo che debba esserlo ora", ha detto Gulyás giovedì.
Le reazioni in Europa alle critiche di Orbán
Questi commenti hanno alimentato il timore che l'Ungheria usi il suo veto per bloccare il rinnovo, innescando il collasso di un regime di sanzioni faticosamente costruito in 15 pacchetti e privando l'Ue del suo strumento più duro contro il Cremlino.
"È chiaro che se Budapest dovesse bloccare le sanzioni, avremmo un grosso problema", ha dichiarato un alto funzionario. "Budapest sta giocando con il fuoco".
Il diplomatico ha descritto la situazione politica come "sconvolgente", date le condizioni estreme in cui si trovano le forze ucraine, e ha previsto che l'Ue si addentrerebbe in un "territorio inesplorato" se le sanzioni dovessero crollare da un giorno all'altro.
Una discussione a porte chiuse tra gli ambasciatori venerdì ha solo aumentato l'incertezza, poiché il rappresentante ungherese ha mantenuto l'ambiguità sulla sua posizione, hanno detto diversi diplomatici.
L'Ungheria ha invece chiesto di modificare l'ordine del giorno della riunione dei ministri degli Esteri di lunedì, per consentire che il punto sul rinnovo delle sanzioni, che di solito viene approvato senza clamore, venga discusso apertamente dopo un colloquio separato sul sostegno all'Ucraina.
L'inviato ungherese ha anche avanzato una serie di richieste riguardanti la politica energetica e in particolare la recente decisione dell'Ucraina di interrompere il transito del gas russo attraverso l'Ungheria.
La decisione, presa dal presidente Volodymyr Zelensky per impedire a Mosca di guadagnare "altri miliardi sul nostro sangue", ha suscitato una reazione furiosa da parte di Ungheria e Slovacchia, due Paesi senza sbocco sul mare che ancora acquistano combustibili fossili russi. All'inizio del mese, il primo ministro slovacco Robert Fico ha minacciato di usare il suo potere di veto per ritorsione.
La richiesta dell'Ungheria: sanzioni in cambio del gas russo
Nella sua intervista radiofonica, Orbán ha fatto un collegamento diretto tra il rinnovo delle sanzioni e la disputa sul gas e ha chiesto alla Commissione europea di intervenire a favore del suo Paese.
La Commissione ha dichiarato di non avere "alcun interesse" a prolungare il transito del gas russo.
"Ciò che è chiuso ora, deve essere riaperto di nuovo. Non è una questione che riguarda l'Ucraina, ma l'Europa centrale", ha detto il premier ungherese.
"Se gli ucraini vogliono aiuto, per esempio sanzionando i russi, allora riapriamo le vie di transito del gas e permettiamo ai Paesi dell'Europa centrale, compresa l'Ungheria, di ricevere il gas di cui abbiamo bisogno attraverso l'Ucraina".
Il collegamento tra le due questioni ha lasciato perplessi i diplomatici, che stanno cercando di capire quanto sia effettivamente grave la minaccia di Orbán. Il primo ministro ungherese ha già usato il suo veto per ottenere concessioni, ma mai per provocare un effetto così dirompente sulle sanzioni.
"Le minacce vengono prese sul serio. Ma non è la prima volta", ha detto un diplomatico, che ha criticato il modo "transazionale" dell'Ungheria di avanzare richieste.
"L'Ue non può entrare in modalità panico ogni volta che qualcuno dice qualcosa a Budapest", ha aggiunto. "Abbiamo imparato a fare una chiara distinzione tra ciò che sentiamo a Budapest e ciò che accade a Bruxelles".
È probabile che la suspense duri almeno fino a quando i ministri degli Affari esteri si riuniranno lunedì e il rappresentante dell'Ungheria, Péter Szijjártó, annuncerà la posizione del suo Paese. I diplomatici ipotizzano che, nonostante le parole dure, Szijjártó farà marcia indietro se riuscirà a ottenere nuovi aiuti dall'Ue per il fabbisogno energetico del Paese.
L'influenza della posizione di Trump
Questo aprirà la strada all'approvazione del rinnovo delle sanzioni, se non lunedì stesso, almeno entro la fine del mese.
"Ci aspettiamo un risultato positivo da questa discussione. Le sanzioni sono una parte fondamentale della nostra strategia", ha dichiarato un alto funzionario dell'Ue. La questione del transito del gas "non ha nulla a che fare con le sanzioni alla Russia. Le sanzioni alla Russia sono dovute all'aggressione".
Alla domanda se Bruxelles stesse già elaborando un piano B, il funzionario ha risposto: "Non prevediamo altra possibilità se non che venga approvato nei prossimi giorni".
Un fattore che sicuramente influenzerà la discussione sono gli ultimi commenti di Donald Trump contro la Russia.
"Se non troviamo un accordo, e in tempi brevi, non avrò altra scelta se non quella di imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su tutto ciò che viene venduto dalla Russia agli Stati Uniti e a vari altri Paesi", ha dichiarato Trump.
"Possiamo farlo nel modo più semplice o nel modo più duro e il modo più semplice è sempre meglio".
L'Ue sta già preparando un 16esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, con l'obiettivo di approvarle prima del terzo anniversario dell'invasione, a fine febbraio.