Nonostante un passo avanti da parte del Partito socialista, che ha posto alcune condizioni, "allo stato attuale" in Francia non si è riusciti ad allargare il sostegno ad un nuovo governo. La nomina del nuovo primo ministro rischia di slittare?
La Francia è alla ricerca di una complessa soluzione politica dopo la crisi di governo che ha portato alla caduta dell'esecutivo guidato da Michel Barnier. La situazione appare particolarmente complessa, dal momento che l'Eliseo ha fatto sapere che, "allo stato attuale", il numero di gruppi parlamentari che ha sostenuto il governo meno longevo della Quinta repubblica non è stato ampliato.
L'offerta a Macron del Partito socialista
Barnier aveva potuto contare sui parlamentari centristi eletti nella lista vicina a Macron e sui Repubblicani (destra). Una minoranza che non ha retto alla prima spallata, arrivata dal centro-sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP), che ha presentato una mozione di censura approvata anche grazie ai voti del Rassemblement National di Marine Le Pen.
Negli ultimi giorni, però, il NFP si è diviso sulla strategia da seguire per il post-Barnier: mentre l'ala più radicale - La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon - ha affermato di non essere disposta a cercare un compromesso con le forze centriste (e ancor meno con i conservatori), il Partito socialista guidato da Olivier Faure ha espresso la propria disponibilità a trattare. A condizione, però, che il futuro primo ministro sia "pescato" nei ranghi del centro-sinistra.
La portavoce del governo dimissionario: "Macron non ha dato indicazioni sulle tempistiche"
Un paletto che potrebbe aver provocato l'impasse: la portavoce del governo dimissionario, Maud Braegeon, ha spiegato infatti che il presidente Macron, nel corso di un incontro con i ministri, ha "insistito sul fatto che non c'è una base più ampia ad oggi". "Ciò che posso affermare - ha aggiunto - è che il presidente è garante delle istituzioni e che sta perciò cercando, ovviamente, una soluzione stabile".
Macron stesso aveva parlato di una nomina del primo ministro entro 48 ore, ovvero entro giovedì. Ma a questo punto il rischio è che la decisione possa slittare: non a caso la stessa Bregeon è stata più prudente a riguardo: "Il presidente non ha fornito indicazioni circa le tempistiche della sua scelta".
Una legge speciale per evitare lo "shutdown"
Un'altra urgenza per le istituzioni francesi è quella che punta ad evitare il cosiddetto "shutdown", espressione mutuata dalla politica statunitense, che sta a indicare l'impossibilità di garantire la continuità dei servizi pubblici a causa della mancanza di una legge di bilancio approvata per l'anno 2025. Il governo Barnier è stato infatti censurato proprio su tale norma, e ora consentire agli apparati della pubblica amministrazione di poter continuare a lavorare rappresenta una priorità.
L'esecutivo attuale, che rimane comunque incaricato del disbrigo degli affari correnti, sta lavorando per questo a una "legge speciale" per risolvere la questione: si tratta di qualcosa di inedito da 45 anni. In ogni caso, anche questa legge dovrà essere votata, ma si tratterà di un testo breve, finalizzato unicamente ad evitare una situazione di blocco, che autorizzi ad esempio lo Stato a percepire le imposte affinché le casse pubbliche non si ritrovino prive di liquidità. Non si tratterà perciò di una vera e propria "manovra", il che avrebbe implicato inevitabilmente decisioni politiche che il governo non può più assumere.