La presidente della Commissione europea ha inviato una lettera in vista del vertice di due giorni a Bruxelles. Ha segnalato la volontà di rendere più trasparenti le procedure di migrazione, facendo eco alle richieste degli Stati membri
Ursula von der Leyen ha dato il suo più convinto appoggio al controverso progetto di creare i cosiddetti "hub di rimpatrio" al di fuori del territorio dell'Unione Europea per trasferire i richiedenti asilo le cui domande sono state respinte.
L'idea è stata espressa in una lettera che la presidente della Commissione europea ha inviato ai leader dell'Ue in vista di un vertice di due giorni a Bruxelles in cui la migrazione è destinata a dominare i colloqui.
La lettera di sette pagine, condivisa con i media lunedì sera, delinea diverse proposte per ridurre il numero di domande di asilo, che lo scorso anno ha raggiunto il milione e 400mila richieste in tutto il blocco, e per contrastare gli attraversamenti irregolari delle frontiere e il contrabbando di esseri umani. Il documento segna un forte spostamento a destra, in linea con la direzione del dibattito europeo sulla migrazione.
L'esempio di Italia e Albania
Tra le proposte c'è un esplicito invito ad agire per sviluppare "modi innovativi", un eufemismo spesso associato alla delocalizzazione delle procedure di asilo, come ha fatto l'Italia con l'Albania, dove il governo di destra di Giorgia Meloni ha costruito due centri per trasferire i migranti maschi salvati in alto mare dalle autorità italiane.
In precedenza, von der Leyen aveva descritto il protocollo Italia-Albania come un "pensiero fuori dagli schemi". Nella sua nuova lettera, la presidente afferma che i risultati di questo accordo, aspramente criticato dalle organizzazioni umanitarie per aver minato il processo di asilo e indebolito la supervisione giudiziaria, potrebbero determinare le prossime tappe della politica migratoria dell'Ue.
"Dovremmo anche continuare a esplorare le possibili strade da percorrere per quanto riguarda l'idea di sviluppare hub di rimpatrio al di fuori dell'Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sul rimpatrio", scrive von der Leyen.
"Con l'avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica".
Von der Leyen spinge anche per la designazione di "Paesi terzi sicuri" a livello dell'Ue per evitare disaccordi tra gli Stati membri e accelerare il tasso di espulsioni, che continua a oscillare tra il 20 per cento e il 30 per cento senza grandi cambiamenti.
La migrazione ritorna al centro del dibattito europeo
Questa lentezza ha riportato la migrazione sul tavolo della politica, nonostante il blocco abbia recentemente completato una riforma molto combattuta. La scorsa settimana, un gruppo di 17 Paesi europei ha inviato un documento alla Commissione chiedendo un "cambio di paradigma" sulle espulsioni, in cui i governi "devono essere responsabilizzati".
"Le persone che non hanno il diritto di rimanere devono essere ritenute responsabili. Una nuova base giuridica deve definire chiaramente i loro obblighi e doveri", hanno affermato i 17 Paesi, "La mancata cooperazione deve avere conseguenze ed essere sanzionata".
Nella sua lettera, la von der Leyen sembra rispondere direttamente al documento, promettendo di presentare una legge "che definisca chiari obblighi di cooperazione per i rimpatriati e snellisca efficacemente il processo di rimpatrio", con particolare attenzione alla digitalizzazione e al riconoscimento reciproco delle decisioni emesse dagli Stati membri.
Il presidente sostiene due richieste chiave del gruppo di 17 Paesi. In primo luogo, nuove regole per trattenere ed espellere coloro che sono considerati una minaccia per l'ordine pubblico e la sicurezza.
In secondo luogo, l'utilizzo delle politiche commerciali e dei visti come leva per convincere i Paesi terzi ad accettare i propri cittadini dopo che le loro richieste di asilo sono state respinte. Questa mancanza di cooperazione è stata accreditata come uno dei principali fattori alla base del basso tasso di rimpatrio.
"La politica migratoria dell'Ue può essere sostenibile solo se coloro che non hanno il diritto di rimanere nell'Ue vengono effettivamente rimpatriati", scrive la von der Leyen.
Altre idee avanzate dalla presidente sono la firma di un maggior numero di accordi finanziati dall'Ue con i Paesi limitrofi (come ha fatto con la Tunisia e l'Egitto), regole più severe per reprimere il traffico di esseri umani, una risposta rafforzata contro gli attacchi ibridi e le strumentalizzazioni e maggiori aiuti umanitari per i Paesi devastati dalla guerra in Medio Oriente.
Von der Leyen sottolinea inoltre che qualsiasi progetto portato avanti dal blocco dovrebbe rispettare "i principi e i valori dell'Ue, gli obblighi del diritto internazionale e la tutela dei diritti fondamentali" e garantire "soluzioni sostenibili ed eque" per i migranti, anche se le Ong hanno avvertito che la delocalizzazione della migrazione è intrinsecamente problematica.
"Queste proposte controverse cercano di smantellare il principio fondamentale della protezione internazionale: le persone sottoposte a una giurisdizione hanno il diritto di chiedere asilo in quella giurisdizione e di vedere tale richiesta esaminata in modo equo", ha dichiarato a luglio una coalizione di 90 organizzazioni.
La lettera di von der Leyen è stata firmata lo stesso giorno in cui la Commissione europea ha espresso disapprovazione per il piano annunciato dalla Polonia di introdurre una "sospensione territoriale temporanea del diritto di asilo" e giunge in un'atmosfera politica carica di tensione, in cui i governi mostrano sempre più audacia nei loro tentativi di frenare i flussi migratori.