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Bruxelles, la protesta dei "lavoratori essenziali"

Migliaia di lavoratori essenziali si riuniscono a Bruxelles per chiedere condizioni di lavoro eque.
Migliaia di lavoratori essenziali si riuniscono a Bruxelles per chiedere condizioni di lavoro eque. Diritti d'autore  Paula Soler
Diritti d'autore Paula Soler
Di Vincenzo Genovese & Paula Soler
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Addetti alle pulizie, personale di sicurezza e impiegati nelle mense hanno protestato a Bruxelles chiedendo stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro. Nel mirino una direttiva europea sull'assegnazione degli appalti pubblici

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Un migliaio di persone, provenienti da nove Stati membri dell'Unione europea, hanno manifestato in una piazza poco distante dalle sedi di Commissionen e Parlamento, mentre altri lavoratori hanno scioperato all'aeroporto di Charleroi, interrompendo i voli da e per la capitale belga. Il loro obiettivo è la riforma della Direttiva europea sugli appalti pubblici, che fissa i criteri per assegnare le commesse.

"Non abbiamo il diritto di parlare. I miei colleghi hanno paura di parlare, di dire ad alta voce che non ne possiamo più"
Lavoratrice anonima delle istituzioni europee

La direttiva contestata

Al momento, spiega il sindacato Uni Europa, il criterio più considerato è il prezzo: vince le gare chi offre il ribasso più sostanzioso, a discapito della qualità del servizio e dell'impatto sui lavoratori.

"In pratica le persone devono lavorare di più per meno soldi", dice a Euronews Oliver Roethig, segretario regionale di Uni Europa. "Lo vediamo nel settore delle pulizie. Ad esempio, qualche anno fa bisognava pulire un certo numero di stanze in tre ore, mentre ora in un'ora soltanto. E lo vediamo anche negli aeroporti, dove ci sono meno guardie di sicurezza, ma più passeggeri, e la pressione è maggiore".

La richiesta principale dei sindacati è considerare la presenza di contrattazione collettiva per i lavoratori dell'azienda affidataria come un criterio prioritatio per l’assegnazione degli appalti. Al momento, infatti, la maggior parte dei contratti viene assegnata a prescindere al miglior offerente, concentrandosi sui costi piuttosto che sul rapporto qualità-prezzo, secondo l'ultima analisi della Corte dei conti europea.

Secondo gli ultimi dati disponibili, in otto Stati membri oltre l'80% dei contratti di appalto pubblico è stato assegnato al miglior offerente, mentre Uni denuncia che nella metà delle gare si è tenuto in considerazione solo il prezzo.

L'Unione europea ha riformato le regole nel 2014, ma gli aspetti sociali sono stati presi in considerazione solo in misura limitata, secondo l'analisi della Corte dei conti. Ora la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha promesso di modificare nuovamente la direttiva, ma non è detto che le richieste dei lavoratori essenziali troveranno risposta.

"Ciò che non ha detto è come vuole modificarla. Per questo penso sia il momento perfetto per questa manifestazione, per spingere proposte concrete sul rafforzamento dei criteri sociali, relativi alla contrattazione collettiva e a condizioni di lavoro eque nella direttiva sugli appalti pubblici", afferma Li Andersson, eurodeputata finlandese del gruppo della Sinistra. Alla manifestazione erano presenti anche altre due europarlamentari Kim Van Sparrentak dei Verdi/Ale e Estelle Ceulemans dei Socialisti e democratici.

In effetti Von der Leyen ha incaricato il nuovo vice presidente esecutivo della Commissione, con delega alla Strategia industriale Stéphane Séjourné di rivedere le direttive europee sugli appalti pubblici, che riguardano ogni anno circa il 14% del Pil dei Paesi europei, in settori che vanno dall'energia ai trasporti, dalla sanità all'istruzione.

Séjourné dovrà "semplificare le regole" e "ridurre gli oneri amministrativi" per garantire la sicurezza delle forniture ma la sua lettera di missione non menziona la sostenibilità o gli aspetti sociali.

Condizioni inadeguate anche nelle istituzioni dell'Ue

Tanti gli esempi forniti dal sindacato: operatori dei call center durante la pandemia sottopagati e senza diritto alle pause per andare in bagno nei Paesi Bassi, addetti alle pulizie negli asili costretti a dormire sul posto di lavoro in Finlandia, operatori ecologici impiegati senza contratto nelle stazioni del Belgio.

Ma pure nelle stesse istituzioni europee di Bruxelles si segnalano casi di lavoro eccessivo, sottopagato, e in condizioni inadeguate. Una delle persone coinvolte ne parla con Euronews, a condizione di nascondere la propria identità.

"Le condizioni di lavoro stanno peggiorando sempre di più: prima avevo tre ore per fare un certo lavoro e oggi solo un'ora. Ci viene assegnato più lavoro con pochissime ore, con richieste molto stringenti".

Il problema, dice, è che le aziende appaltatrici abbassano le proprie richieste per assicurarsi i contratti, e poi scaricano la diminuzione dei costi sui lavoratori. "Le conseguenze sono l'aumento del carico di lavoro, la diminuzione delle ore, e a volte pure il subappalto. E ogni subappaltatore offre sempre un po' di meno ai propri impiegati".

Oltre ai turni massacranti, i lavoratori essenziali delle istituzioni hanno il divieto di interagire con eurodeputati e funzionari che incontrano.

"Non abbiamo il diritto di parlare. I miei colleghi hanno paura di parlare, di dire ad alta voce che non ne possiamo più. Ai politici europei direi di ascoltarci, di cercare di cambiare le cose che non vanno e che ci distruggono, di rivedere un po' i contratti collettivi".

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