"L'Ue deve difendersi dagli attacchi informatici e saper rispondere"

Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel interviene alla conferenza annuale dell'Agenzia Europea per la Difesa 2023, il 30 novembre.
Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel interviene alla conferenza annuale dell'Agenzia Europea per la Difesa 2023, il 30 novembre. Diritti d'autore SIERAKOWSKI FREDERIC/SIERAKOWSKI FREDERIC
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Di Mared Gwyn JonesGianluca Martucci
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Lo ha detto il presidente del Consiglio europer, Charles Michel a una conferenza sulle debolezze dell'Ue nel settore della Difesa, che i 27 Stati membri faticano a risolvere

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Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha proposto una "forza cibernetica europea" contro gli attacchi informatici dotata di "capacità offensive". 

Da tempo si parla delle difficoltà dell'Ue nel settore della Difesa e in quello della risposta agli attacchi informatici, ma l'idea che Michel ha lanciato a una Conferenza annuale dell'Agenzia europea per la difesa (EDA) suggerisce un approccio più assertivo rispetto ai termini in cui si parla della questione ai vertici delle istituzioni europee.

Il capo del Consiglio europeo, che contribuisce all'indirizzo politico dei 27 capi di Stato e di governo dell'Ue, ha insistito sulla necessità "di assumere una posizione di leadership nelle operazioni di risposta informatica acquisendo anche una condizione di superiorità nella raccolta delle informazioni".

Alla stessa conferenza la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha suggerito ai governi europei di trasferire le competenze di difesa cibernetica dal livello nazionale a quello europeo. "Dobbiamo identificare le nostre capacità di punta, come la forza dell'industria spaziale".

Il discorso sulla debolezza della Difesa europea è più ampio. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha provocato un'impennata nella spesa militare, ma ha anche fatto emergere i limiti di un'industria poco sviluppata perché influenzata dall'assenza di guerre all'interno dell'Ue e ai suoi confini e fortemente dipendente dall' "ombrello militare" statunitense.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la Conferenza annuale dell'Agenzia europea per la Difesa
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la Conferenza annuale dell'Agenzia europea per la DifesaSIERAKOWSKI FREDERIC/SIERAKOWSKI FREDERIC

L'adozione di alcune leggi europee incentiva gli Stati a partecipare ad appalti congiunti per le munizioni e attrezzature militari, e a investire di più nella produzione di munizioni.

Ma a preoccupare è sempre più la minaccia di attacchi informatici, che si teme possa concretizzarsi viste le intenzioni di governi come quello russo di destabilizzare e distruggere le infrastrutture digitali critiche sia in Ucraina e sia nei Paesi dell'Ue.

L'invasione russa è stata accompagnata da operazioni su larga scala nel cyberspazio. Un attacco guidato dal Cremlino alle connessioni Internet satellitari in tutta Europa è stato orchestrato appena un'ora prima che la Russia entrasse con i suoi carri armati in Ucraina a febbraio 2022.

L'anno scorso, lo stesso Parlamento europeo è stato preso di mira da un attacco "denial-of-service" (DoS), nello stesso giorno in cui il Parlamento ha votato una risoluzione in cui si definiva la Russia come Stato che sponsorizza il terrorismo.

Bruxelles ha anche avanzato una proposta per proteggere l'Ue dagli attacchi informatici, affidando parte della difesa a società private. Ma mentre questi piani si concentrano sulla prevenzione e sulla risposta, le capacità "offensive" a cui si è riferito Michel suggeriscono che il blocco prenda in considerazione operazioni mirate nel cyberspazio.

Condurre operazioni informatiche offensive significa adoperarsi per manipolare, interrompere o addirittura distruggere le infrastrutture critiche.

"Spendere meglio, spendere insieme"

Nonostante l'aumento della spesa per la Difesa dopo l'invasione russa dell'Ucraina, l'industria europea delle armi ha faticato a tenere il passo della domanda.

Parte del problema è la natura frammentata del mercato europeo; ogni Paese provvede a sé stesso. Bruxelles vuole però che che gli Stati membri mettano in comune le loro risorse per rendere più efficiente l'approvvigionamento e per garantire che il blocco possa continuare a rifornire Kiev senza esaurire le proprie scorte.

"Finché le aziende di difesa dell'Ue saranno strutturate su base nazionale, la domanda proverrà principalmente dai rispettivi governi nazionali, c questo porta a uno stile di produzione che non corrisponde alla realtà geopolitica che abbiamo di fronte", ha spiegato Michel.

Von der Leyen ha spiegato che la spesa militare nell'Ue avviene solo nel 20% dei casi con progetti comuni. L'obiettivo è portare gli acquisti comuni al 35%.

E "oltre a comprare da soli, spendiamo le risorse nella Difesa sempre più fuori dai confini dell'Ue", ha ammonito il capo dell'esecutivo europeo. Von der Leyen ha accennato anche la possibilità per la Commissione di concedereincentivi fiscali agli Stati per convincerli ad aumentare la spesa nel settore.

Gli investimenti potrebbero essere "un fattore rilevante quando valutiamo se uno Stato membro ha un deficit eccessivo o meno", ha detto von der Leyen, accennando a un trattamento di favore sulla spesa nella Difesa per i Paesi che si indebitano.

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