Quanto durerà ancora il cambio dell'ora?

Nella notte tra il 25 e il 26 marzo le lancette andranno spostate un'ora avanti.
Nella notte tra il 25 e il 26 marzo le lancette andranno spostate un'ora avanti. Diritti d'autore AP Photo/Elise Amendola
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Di Alice TideyVincenzo Genovese
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La Commissione europea ha avanzato la proposta di abolirlo nel 2018, da allora nessun avanzamento. Sul tavolo c'è anche un'idea di ridefinizione dei fusi orari europei

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Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo 2023, gli europei porteranno avanti gli orologi di un'ora: una pratica, che alcuni trovano inutile e altri dannosa, ma che difficilmente cambierà presto.

La Commissione europea ha presentato una proposta per abolire il cambio dell'ora a settembre del 2018, a seguito di una consultazione pubblica in cui la netta maggioranza dei 4,6 milioni di partecipanti ha chiesto la fine della pratica. La proposta è stata poi approvata dal Parlamento europeo nella prima metà del 2019.

Da allora, però, nulla è cambiato. Tranne l'ora, che continua a variare due volte l'anno, in primavera e in autunno.

Una storia antica

L'ora legale (Daylight Saving Time - Dst) è stata introdotta per la prima volta in Europa nel 1916, quando la Germania, impegnata nella Grande guerra, cercava di ridurre il consumo di carbone per destinarlo alle sue fabbriche di armi. La maggior parte dei Paesi vicini e lontani, come Regno Unito, Stati Uniti e Australia, seguirono l'esempio.

La pratica fu poi abbandonata in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma rilanciata negli anni '70 a causa dello shock petrolifero, in un rinnovato tentativo di ridurre la necessità di luce artificiale e quindi il consumo di energia.

Da allora diversi studi hanno dimostrato che l'impatto del cambio orario sul consumo di energia è piuttosto trascurabile, grazie soprattutto ai progressi tecnologici. Al contrario, sembrano emergere prove che il cambiamento abbia effetti negativi sulla salute.

Ci sono, ad esempio, più attacchi di cuore e malattie digestive e immunitarie nella settimana successiva al passaggio al nuovo orario. Si tende anche a registrare un piccolo aumento di incidenti stradali.

Gli effetti a lungo termine sulla salute includono depressione, rallentamento del metabolismo, aumento di peso e cefalea.

Questo perché il nostro "orologio sociale", cioè il modo in cui vengono scandite le attività della nostra giornata, risulta sampre meno allineato con il nostro "orologio biologico", che in teoria dovrebbe essere regolato con la disponibilità di luce naturale.

Orari "sballati"

Ma porre fine alla pratica non è facile e richiede decisioni politiche. 

Attualmente  in Europa ci sono tre fusi orari: la stragrande maggioranza dei paesi  utilizzano l'ora dell'Europa centrale (CET) come standard. Altri dieci Stati hanno quella dell'Europa orientale (EET) e quattro quella dell'Europa occidentale, che poi è il fuso orario "zero", "Greenwich Mean Time" (GMT)

Le fasce orarie dovrebbero coincidere grossomodo con i meridiani, in modo che i Paesi alla stessa longitudine abbiano la stessa ora. Eppure il Regno Unito è un'ora indietro rispetto a Francia e Paesi del Benelux (Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo), che si trovano poco più a Est, e perfino rispetto alla Spagna, spostata più a Ovest. 

Il motivo risale alla Seconda Guerra Mondiale. Quando le truppe naziste invasero i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia, questi Paesi adottarono l'ora tedesca e, dopo la fine della guerra, tornare all'orario precedente fu considerato troppo complicato. Il dittatore spagnolo Francisco Franco, invece, decise l'allineamento del suo orario a quello tedesco dopo un incontro con Adolf Hitler.

Decisione difficile

Ora la questione è tornata di attualità e i paesi dell'Unione dovrebbero risolverla tra loro, secondo la Commissione.

"Spetta agli Stati membri determinare l'ora che desiderano applicare, poiché è probabile che gli effetti di questa scelta dipendano dalla loro situazione geografica del Paese", ha detto a Euronews un funzionario della Commissione.

"Pertanto, ciascuno Stato membro è nella posizione migliore per effettuare questa valutazione, tenendo conto dei possibili scenari, dei loro effetti, dei risultati nazionali e delle consultazioni con altri Stati membri", hanno aggiunto.

Il Parlamento europeo, invece, voleva che la Commissione formulasse una proposta per accelerare e facilitare i negoziati.

La prima decisione in caso di eliminazione del cambio dell'ora sarebbe quella di attenersi all'ora solare, ovvero l'orario adottato durante l'inverno, o all'ora legale, quella in vigore da marzo a ottobre.

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Il coordinamento è essenziale per garantire che i Paesi vicini scelgano lo stesso orario standard e, quindi, "evitare un mosaico di fusi orari", che perturba il mercato e il commercio tra gli Stati membri, come ha detto a Euronews Ariadna Guell, coordinatrice della "Barcelona Time Use Initiative for a Healthy Society".

L'Europa divisa in quattro

La sua organizzazione ha presentato una propria proposta che vedrebbe i Paesi europei suddivisi in quattro diversi fusi orari, basati principalmente sull'ora solare.

"Questi quattro fusi orari sono quelli che allineano meglio il nostro 'orologio sociale', a quella che chiamiamo 'ora naturale', l'ora geograficamente corretta", spiega Guell.

"Con questi orari ogni Paese avrebbe il sole nella sua posizione più alta a mezzogiorno e in questo modo possiamo sfruttare al meglio le ore di luce. Secondo la cronobiologia, cioè la scienza che studia come influisce il nostro ritmo interno sulla salute, questa è la scelta migliore".

Con questo schema, Regno Unito,  Francia, Spagna e Benelux ricadrebbero sotto lo stesso fuso orario dell'Europa occidentale.

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Il Portogallo, invece, resterebbe un'altra ora indietro, allineato con Islanda, Irlanda e con le isole Azzorre, parte del suo territorio, situate nell'Oceano Atlantico. sarebbe che l'isola d'Irlanda fosse divisa in due diversi fusi orari.

Il problema più grosso lo avrebbero gli irlandesi: sulla stessa isola la Repubblica d'Irlanda viaggerebbe un'ora indietro rispetto all'Irlanda del Nord, che forma parte del Regno Unito. "Penso che l'Irlanda dovrà prendere una decisione politica e decidere di rimanere nella stessa zona del Regno Unito per preservare l'unità dell'intera isola", ammette Guell.

Il tempo vola

Ma quando potrà avvenire un cambiamento del genere?

Affinché le discussioni riprendano a livello europeo, l'argomento deve essere inserito all'ordine del giorno dal Paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione. L'ultima volta è accaduto durante la presidenza finlandese nella seconda metà del 2019.

"Lo scenario migliore sarebbe che la prossima presidenza del consiglio lo metta all'ordine del giorno", ha detto Guell.

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In tal caso, l'ora legale potrebbe essere abolita nel 2025 poiché sarebbe probabilmente necessario un periodo di transizione da uno a due anni, per garantire che i servizi di trasporto, inclusi treni e voli, possano adattare i propri orari.

Ma la Svezia assumerà la presidenza semestrale il primo gennaio e le possibilità che si interessi del tema sono scarse, secondo Jakop Dalunde, eurodeputato svedese dei Verdi/Ale e relatore ombra sulla proposta di interrompere i cambi di orario stagionali, .

"La Svezia è uno dei Paesi che in una certa misura beneficia di più del cambio dell'ora, dal momento che sperimenta un grande cambiamento tra la situazione invernale e quella estiva, a causa della sua latitudine. Quindi non sono sicuro che sia il Paese più indicato per modificare la posizione".La rappresentanza permanente del governo di Stoccolma a Bruxelles non ha rilasciato commenti in merito.

Ma l'eurodeputato svedese si mostra comunque fiducioso: la fine del cambio dell'ora, a suo dire, è solo questione di tempo.

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