Chi sta aiutando militarmente l'Ucraina?

Chi sta aiutando militarmente l'Ucraina?
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Di Alberto De Filippis
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A causa delle minacce russe e del temuto rischio di un'invasione, l'Ucraina ha chiesto alle nazioni europee aiuti militari e difensivi

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Il problema della fornitura di armi all'Ucraina resta controversa. La Germania è stata uno dei più accesi oppositori a questa ipotesi, seguita da molti altri stati membri. Anche il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn si è schierato con questa opinione contraria: "Penso sia davvero sbagliato dire alla gente che la superiorità militare russa sull'Ucraina possa essere bilanciata inviando armi".

Il sindaco della capitale Kiev, Vitaly Klitschko, ha espresso dal canto suo il proprio disappunto per l'adesione della Germania al divieto di fornitura di armi: "Questa è non assistenza. È il tradimento di amici in una situazione drammatica. Il nostro Paese è minacciato dalle truppe russe allse sue frontiere", ha scritto Klitschko in un commento pubblicato dal quotidiano tedesco Bild.

Ma c'è anche un gruppo di paesi, principalmente Baltici, Repubblica Ceca e Polonia, che sono disposti a inviare armi a Kiev. 

Polonia

Il 1 ° febbraio, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha ufficialmente offerto decine di migliaia di proiettili e munizioni di artiglieria, MANPAD, mortai leggeri, UAV da ricognizione e altri tipi di armi difensive, anche se non ha rivelato dettagli su termini e condizioni.

Abbiamo chiesto a Yago Rodriguez, uno dei principali analisti politici europei e direttore di thepoliticalroom, di raccontarci come Varsavia sia disposta ad aiutare l'Ucraina: “Si ritiene che Varsavia abbia già inviato droni kamikaze. Questo è un sistema d'arma in cui la munizione stessa è il drone che sorvola un'area, aspettando il bersaglio e attaccando solo una volta che è stato localizzato. La fase di sorvolo consente la selezione dei bersagli da colpire. Si pensa inoltre che Varsavia abbia inviato missili antiaerei GROM portatili. Si tratta di sistemi d'arma a guida termica che consentono di colpire un aereo fino a tre chilometri di distanza. Queste armi vengono utilizzate principalmente contro i carri armati per rallentare un possibile attacco al suolo. I missili, d'altra parte, sarebbero usati per limitare la superiorità strategica aerea della Russia. I droni suicidi potrebbero colpire anche le postazioni russe di artiglieria.

Repubblica Ceca

Il 26 gennaio, il governo ceco ha approvato la decisione di fornire all'Ucraina decine di proiettili di artiglieria. Il trasferimento di 4.006 proiettili da 152 millimetri immagazzinati per un valore totale di 1,7 milioni di dollari senza costi per Kiev è stato approvato su richiesta del Ministero della Difesa ceco.

Paesi baltici

Lettonia e Lituania sono pronte a fornire missili antiaerei Stinger e relative apparecchiature. Mentre l'Estonia vorrebbe donare una quantità imprecisata di missili anticarro Javelin.

Il governo tedesco sta valutando un permesso, richiesto dall'Estonia, per consegnare queste armi all'Ucraina. Ma perché Berlino interferisce negli affari di altri paesi?

Perché gli obici della ec Repubblica Democratica Tedesca furono prima venduti alla Finlandia a condizioni speciali e poi, da Oslo, furono dati all'Estonia. Una di queste condizioni era che Berlino potesse porre il veto sulla destinazione finale di queste armi. 

Germania

Berlino ha recentemente inviato 5000 caschi in Ucraina. Il significato dell'invio di questo materiale "non-letale" è spiegato dall'analista Yago Rodriguez: “Inviare aiuto non-letale: è un atto politico. L'aiuto economico della Germania e dell'Unione Europea è stato sostanzioso, non si può negare. Tutto questo però dimostra una scelta politica. Non voler inviare armi non significa scegliere la pace. Significa non essere disposti a sostenere l'Ucraina ad ogni costo. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, invece, ha ricordato che Berlino ha offerto in pochi anni a Kiev oltre due miliardi di euro in aiuti economici". 

Spagna, Olanda, Danimarca

La Spagna ha mobilitato un paio di fregate e alcuni caccia inviati nel Mar Nero. Olanda e Danimarca hanno spostato alcuni contingenti di truppe, ma lo hanno fatto in altri paesi della NATO, non in territorio ucraino oppure a sua difesa. L'intenzione è di dissuadere la Russia da possibili attacchi.

Secondo Yago Rodriguez “è anche impensabile che l'UE possa aiutare militarmente l'Ucraina a difendere il suo confine. Nei Trattati comunitari, il blocco può intervenire solo per difendere un altro Stato membro”.

Questa lettura è confermata dall'analisi di un altro esperto intervistato da Euronews. Oleksandr Sushko, direttore esecutivo dell'International Renaissance Foundation di Kiev, ha detto al nostro Stefan Grobe: "Non credo in un'occupazione totale dell'Ucraina. La popolazione è contraria e Mosca non ha risorse sufficienti. Quello che invece potrebbe provare Mosca è creare un sistema bosniaco, uno stato disfunzionale e un'amministrazione divisa inefficiente, con alcune parti controllate dalla Russia. Uno stato non funzionale”.

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Ucraina, ex "paradiso delle armi"

Ma l'Ucraina ha davvero bisogno di armi per difendersi? Il Paese era, fino a pochi anni fa, uno dei maggiori esportatori di armi al mondo. Quando faceva parte dell'URSS, l'Ucraina produceva il 30% dell'armamento sovietico. In termini numerici, ha impiegato un milione di lavoratori in oltre 750 fabbriche del Paese. Quando l'Unione Sovietica crollò, queste armi scomparvero sul mercato nero e furono rivendute nei paesi africani. Un film con protagonista Nicolas Cage, "il Signore della guerra" ha spiegato esattamente come e dove sono finite queste armi.

Nel 2012 Kiev è stata la 4° esportatrice di armi al mondo. I suoi migliori clienti? Pakistan, Cina e Russia, motivo per cui in quegli anni la maggioranza degli ucraini disse “no” all'adesione alla NATO.

Uno dei problemi era il fatto che Kiev produceva pezzi di ricambio di sistemi d'arma, ma non disponeva di un'industria in grado di creare un'arma completa. L'altro grosso problema? La corruzione. Nel 2010 tutte le società ucraine si sono fuse in un unico conglomerato chiamato Ukroboronprom che, in soli dieci anni, ha distrutto la produzione nazionale a causa della corruzione. Nel 2014, l'Ucraina aveva ufficialmente circa 168.000 militari, di cui solo 6.000 avevano un addestramento militare. Il resto faceva parte di un'amministrazione gigantesca e inutile.

Come racconta il giornalista Carlos Gonzalez nel suo documentario "Ucraina, la guerra dimenticata", quando i territori orientali del Paese si sono divisi, si sono formati dei gruppi di volontari ucraini. Alcuni di loro erano orientati all'estrema destra. Altri no. C'erano anche gruppi paramilitari formati da musulmani ucraini. E come è stata finanziata questa guerra? Con il crowdfunding. Sono nate organizzazioni come "Come back alive", che sono riuscite a trovare i soldi per acquistare armi per i volontari, anche grazie all'aiuto economico della diaspora ucraina nel mondo.

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In che modo e a quali condizioni gli Stati Uniti hanno aiutato l'Ucraina?

Una delle condizioni stabilite da Washington per l'invio di armi in Ucraina era che tutti i volontari facessero parte dell'esercito regolare. I gruppi paramilitari furono poi incorporati nelle truppe regolari. L'esercito ucraino, quindi, è aumentato, secondo i calcoli del ministero dell'Interno ucraino, a 250.000 uomini.

Gli Stati Uniti hanno fornito 2,5 miliardi di dollari in aiuti militari all'Ucraina dal 2014 e gli aiuti includono veicoli e radar anti-artiglieria. La NATO ha anche inviato istruttori militari per addestrare le truppe ucraine. Tutto questo, però, è fatto con carattere deterrente. L'Ucraina, ad esempio, ha ottenuto missili anticarro Javelin dagli Stati Uniti. È un sistema di lanciarazzi portatile. Un'arma che sarebbe molto utile in battaglia. Il contratto di fornitura, tuttavia, vieta l'uso di questi lanciarazzi... in combattimento. 

La fornitura è l'ennesimo esempio di tentativo di deterrenza. L'Occidente non vuole la guerra. L'Europa, che dipende dalla Russia per le forniture di gas, non vuole la guerra. Mosca non vuole l'Ucraina nella NATO né come parte dell'Unione Europea. Nessuno sembra volere un conflitto eppure mai dalla fine della seconda guerra mondiale il continente europeo è apparso così vicino ad imbracciare i fucili.

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